La prima uscita pubblica dopo il successo elettorale di Giorgia Meloni è stata nel mondo associativo dell’agricoltura di Coldiretti.

Un'occasione legata all'evento “Villaggio Coldiretti” la scorsa settimana a Milano.

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Le tematiche legate al settore agroalimentare degli ultimi anni non possono che essere attenzionate dal Governo entrante: prima con la pandemia, in cui la filiera ha mostrato la sua importanza, poi con la crisi del grano legata alla guerra tra Russia e Ucraina, ed ora con il caro bollette che mette a rischio l’attività delle aziende agricole.

La Meloni e l'agricoltura

La leader di Fratelli d’Italia, ha dato segnati su alcuni temi centrali del settore agroalimentare.

In primis ribadendo il no al Nutri-Score (il sistema di etichettatura dei prodotti alimentari pensato per semplificare l'identificazione dei valori nutrizionali di un prodotto alimentare attraverso l'utilizzo di due scale correlate: una cromatica divisa in 5 gradazioni dal verde al rosso, ed una alfabetica comprendente le cinque lettere dalla A alla E).

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La Meloni ha firmato anche la petizione mondiale per fermare lo sbarco a tavola del cibo sintetico, petizione promossa da World Farmers Markets Coalition, World Farmers Organization, Farm Europe, Coldiretti e Filiera Italia.

Quello contro il cibo sintetico, e in particolare la carne sintetica sembra essere il primo impegno preso da Giorgia Meloni dopo le elezioni per ostacolare l’arrivo del cibo sintetico sulle tavole degli italiani.

Dalla carne prodotta in laboratorio al latte “senza vacche”, il cibo in provetta potrebbe presto inondare il mercato europeo, poiché già ad inizio 2023 potrebbero essere introdotte a livello Ue le prime richieste di autorizzazione all’immissione in commercio che coinvolgono Efsa e Commissione Ue.

Il Meloni-pensiero

L'intervento della Meloni a Coldiretti è stato, come ci si aspettava, molto generico e generalista sui temi legati al settore agricolo.E non poteva essere altrimenti, visto che quello di Giorgia Meloni non è ancora un Governo de-facto e che a oggi non è stato ancora designato un Ministro alle politiche agricole e forestali del governo che verrà.   

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È quindi chiaro che non sia ancora possibile definire un'agenda contenente le decisioni cruciali che andranno prese nell'immediato per tutelare un settore che sta soffrendo le numerose crisi in atto nel nostro paese e a livello internazionale, come ha fatto trapelare la stessa Giorgia Meloni nel suo intervento che riportiamo  di seguito (fonte Ansa)

Ho scelto di limitare le uscite pubbliche in questi giorni, per dedicarmi anima e corpo ai dossier più urgenti della politica, perchè se saremo chiamati a governare la Nazione abbiamo in mente risposte efficaci ed immediate, che vanno preparate nel dettaglio.

Ma per venire qui mi sono presa una digressione, per tornare a vedere le nostre eccellenze, e perchè questo evento si rinnova in un momento particolare e difficile per il nostro mondo produttivo e per l’agroalimentare.

E io vengo qui per dare questo messaggio: noi abbiamo fatto una campagna elettorale dicendo che ci saremmo dati come grande obiettivo quello di modificare il rapporto tra Stato e cittadini e Stato e imprese.

E che la nostra bussola sarebbe stata “non disturbare chi vuol fare, creare ricchezza, produce lavoro, vuole assumere”. Usciamo da una legislatura in cui si è detto che si poteva abolire la povertà e creare la ricchezza con un decreto, ma non è così. La ricchezza di questa Nazione la fanno le imprese con i loro lavoratori, lo Stato deve metterle nella condizione di farlo.

Ed è quello che intendiamo fare. E dobbiamo restituire alla Nazione una strategia industriale che non ha avuto per troppo tempo, e che non può prescindere dagli elementi più identificativi, e tra questi uno dei più importanti, e dove siamo più competitivi, è quello dell’agroalimentare.

E noi intendiamo lavorare molto su questo, ma non possiamo fingere di non vedere che è un comparto che vive una situazione complessa. È un domino quello che si abbattuto sul sistema produttivo e su questo settore negli ultimi anni: pandemia, siccità, clima, eventi atmosferici violenti, aumento dei costi, dall’energia ai fertilizzanti.

Tutto questo sta mettendo diverse aziende nella condizione di produrre in perdita o di non andare avanti, e questo non ce lo possiamo permettere. Ma con buon senso, lucidità e molto lavoro questa tendenza si può invertire. Serve uno Stato che abbia voglia di lavorare con determinazione e coraggio, parlando anche con i corpi intermedi, con le associazioni di categoria, ed è quello che stiamo facendo. Sul caro energia sono in costante contatto con il Governo uscente, impegnato a trovare soluzioni a livello europeo.

Perchè, diciamoci la verità, se pensiamo di poter compensare a livello nazionale il costo delle bollette che continua a salire facciamo un regalo alla speculazione. Qui il problema non è quante altre risorse troviamo da regalare alla speculazione, ma come fermarla.

Quando dicevamo che si devono tutelare gli interessi nazionali per trovare soluzioni comuni a livello europeo non eravamo populisti, eravamo lucidi. Non vuol dire avere un approccio negativo verso gli altri, ma positivo verso se stessi.

Confido che ci saranno i margini per mettere a punto una soluzione, ma comunque impatterà sui costi energetici e delle bollette tra qualche mese, quindi dobbiamo capire come intervenire sui costi di questo autunno, perchè non ci possiamo permettere di andare avanti come nei mesi passati. È una responsabilità prioritaria del prossimo Governo e su questo lavoriamo.

Non è la prima volta che ci vediamo sapete quando Fratelli d’Italia ed il Centro Destra abbiamo mostrato attenzione e riguardo a questa realtà, l’agricoltura, che vale un quarto del nostro Prodotto Interno Lordo (Pil).

Ci sono tre grandi questioni: la sostenibilità, e il comparto agricolo è quello che ci ha lavorato più di tutti, ma si è trovato spesso a fare i conti con un approccio ideologico assurdo che non ha aiutato né la produttività né la sostenibilità.

La sostenibilità ambientale va difesa, ma insieme a quella sociale e quella economica, vogliamo difendere l’ambiente, ma con l’uomo dentro. C’è ovviamente il tema della protezione della qualità, del marchio, delle filiere, e ovviamente porteremo avanti con molta forza la battaglia contro il nutriscore e contro tutto quello che può nuocere ad un prodotto di eccellenza che garantisce anche la sicurezza alimentare.

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E poi la sovranità alimentare: conosco la posizione di Coldiretti su questo, ma questo è un tema centrale per la filiera agroalimentare. La grande sfida che Italia ed Europa hanno davanti è un approccio pragmatico e serio alle catene di approvvigionamento.

Perchè parliamoci chiaro: ci hanno raccontato per decenni che il libero commercio senza regole avrebbe risolto tutti i problemi, che la globalizzazione ci avrebbe reso più ricchi, avrebbe reso più democratici sistemi che lo sono meno del nostro, e che tutto sarebbe andato bene. Non è andata così, la ricchezza si è concentrata verso l’alto, che le autocrazie e i sistemi meno democratici hanno guadagnato campo nel mondo, e noi ci siamo indeboliti.

Abbiamo scelto di non controllare più quello che era necessario controllare per decidere del nostro destino. Oggi ci accorgiamo che dipendiamo da tutti, per tutto. E quando questo accade vuol dire che il destino è legato a cose che non puoi controllare. Non vuol dire essere autarchici.

Ma che l’Italia e l’Europa devono fare una strategia sul tema delle catene di approvvigionamento strategiche, ripensandolo, partendo da catene nazionali quando possibile, poi europee, poi ad alleanze con Paesi alleati e così via, ma devi controllarle le catene di approvvigionamento, altrimenti sei in balia degli eventi. E vale ovviamente per l’agroalimentare.

Che è anche una questione di sicurezza, oltre che ad essere una di quelle attività non delocalizzabili, e che quindi aiuta a far crescere la ricchezza del Paese. Ma non vogliamo fare da soli. Io credo nei corpi intermedi e chi certe tematiche le affronta ogni giorno. La politica deve avere il buon senso di ascoltare e decidere, ma anche l’umiltà di chiedere a chi le vive nel quotidiano quali possano essere le soluzioni migliori a certi problemi.

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Sul palco il futuro ministro dell'agri?

Sul palco c’era anche un possibile Ministro delle Politiche Agricole del futuro Governo Meloni.

I rumors parlano del presidente Coldiretti, Ettore Prandini, mentre pare allontanarsi l’idea di Matteo Salvini, anche se al leader della Lega non toccasse il Ministero dell’Interno.

Secondo alcune indiscrezioni potrebbe tornare in auge anche l’ipotesi del leghista Gian Marco Centinaio, che ha già guidato il dicastero.