Crisi del gas e produzioni di fertilizzanti su base azotata, in particolare urea, sembrano sempre più quel binomio in grado di scatenare la vera e propria tempesta perfetta.

Tanto che quando abbiamo vissuto in questi mesi in fatto di escalation dei costi energetici e incremento dei relativi costi di produzione di fertilizzanti minerali a fronte di una loro riduzione nella produzione sembrano poca roba rispetto allo scenario che potrebbe palesarsi da qui a pochi mesi.

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Una situazione ben descritta dalle parole di Giovanni Toffoli, presidente di Assofertilizzanti-Federchimica, parole che paventano di un pesante toto di crisi da qui a breve termine, non solo del comparto dell’agrochimica ma dell’intero settore agroalimentare italiano ed europeo.

Ho l’impressione che la vera tempesta perfetta sia quella che deve ancora arrivare. Oggi stiamo scontando una forte riduzione della produzione di fertilizzanti in Europa con incremento dei prezzi e della dipendenza dall’estero.

Ma poiché i fertilizzanti sono alla base della produzione agricola, nel giro di pochi mesi questo paradigma si potrebbe trasferire a valle con un sensibile ridimensionamento della produzione agroalimentare, un nuovo rialzo dei prezzi e dell’inflazione, un massiccio ricorso alle importazioni e, soprattutto, un impatto diretto sul bilancio delle famiglie.

Perché il gas è correlato ai fertilizzanti

L’industria dei fertilizzanti è legato a doppio filo con approvvigionamento di gas naturale che alimenta il processo produttivo ma che è anche materia prima per la produzione dei fertilizzanti agricoli.

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Per questo gli incrementi medi del 300% dei prezzi del gas in pochi mesi stanno spingendo molte industrie europee del settore a ridurre, se non a bloccare, la produzione. A oggi sono circa 20 gli stabilimenti produttivi di fertilizzanti su base azotata la cui produzione è stata momentaneamente sospesa.

Ripercussioni nel produzioni in tutta Ue

I tagli produttivi sono all'ordine della settimana. Mentre i prezzi del gas sono aumentati di nuovo, il primo produttore polacco Azoty ha annunciato che ametterà in stand by il 90% della propria produzione di ammoniaca e anche il primo produttore lituano Achema ha annunciato la chiusura del suo impianto.

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La Basf ha annunciato che chiuderà l’impianto di Ludwigshafen se le forniture di gas caleranno sotto il 50% per un periodo prolungato. Si preparano a limitare la produzione gli impianti di Sluiskil (Paesi Bassi) e Tertre (Belgio). E pi c'è la notizia di YARA che stima a 3,1 milioni di tonnellate di ammoniaca e 4 milioni di tonnellate di prodotti finiti le riduzioni in atto rispetto alla capacità produttiva annua in Europa.  

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Da gennaio, Yara ha prodotto il 15% in meno di ammoniaca in Europa rispetto allo scorso anno e ha appena annunciato che ridurrà ulteriormente la propria produzione in Europa. Nel Vecchio Continente il gruppo utilizzerà ora solo il 35% della capacità di produzione di ammoniaca.

Infrastrutture per il gas

La principale categoria di fertilizzanti – ha dichiarato il presidente di Assofertilizzanti – è quella degli azotati che sono anche quelli più colpiti dai rincari del gas.

L’azoto di sintesi rappresenta il 65-70% dei fertilizzanti utilizzati in agricoltura e proviene dall’ammoniaca, NH3 dalla quale utilizzando il gas si elimina il carbonio e si aggiunge azoto. Senza gas, o con il gas a questi prezzi, e senza tubazioni e rigassificatori per importarlo da Paesi diversi dalla Russia non ci sono molte alternative.

L’unica è ridurre i dazi sull’import di fertilizzanti perché converrebbe di più importarli che produrli. L’Italia, compresi gli impianti di multinazionali straniere che operano nel nostro paese è autosufficiente al 50% circa per i fertilizzanti. Ma il 100% delle materie prime per produrli è importata dall’estero.



Dipendenza fertilizzanti: non è finita qui

A livello comunitario serve urgentemente una manovra per rafforzare l’autonomia e la sicurezza alimentare europea sia sui prodotti agricoli di base che sui fertilizzanti necessari per produrre in maniera adeguata.

Urea-Gas: la tempesta perfetta

Ma l’attuale situazione politica del conflitto russo-ucraino sta invece acutizzando la dipendenza dall’import di fertilizzanti che potrebbe essere il preludio di una nuova dipendenza dall’estero: quella dei prodotti agroalimentari.

I margini di manovra sono molto ristretti. Gli agricoltori possono provare a modificare i propri orientamenti colturali passando da produzioni che richiedono massicce dosi di fertilizzanti come il mais ad altre, come ad esempio i semi oleosi, che ne richiedono meno. Ma questo rischia di avere ricadute negative sulla zootecnia per l’alimentazione animale.

Diversificazione forniture e riciclo ammoniaca

Gli unici rimedi – sottolinea il  il presidente Toffoli – sono quelli della diversificazione degli approvvigionamenti di gas, della costruzione di gasdotti e rigassificatori. Poi ci sarà l’alternativa del riciclo dell’ammoniaca prodotta dal settore zootecnico.

Alternativa che finora aveva costi esorbitanti ma che con i continui rialzi del gas sta cominciando a essere potenzialmente competitiva. Poi ci saranno i progressi tecnologici che consentiranno nuove forme di circular economy e la produzione di ammoniaca green da fonti di energia rinnovabili. Ma occorre tempo. Per questo ci stiamo convincendo che lo scenario che abbiamo davanti sarà critico ancora per diversi mesi.

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