Pioppicoltura: renderà ancora nel 2025? Abbiamo così intitolato questo articolo (ripreso da uno studio di federUnacoma e DiSAA Università di Milano) su una produzione, quella pioppocolturale, che in italia, pure se ha fasi alterne, da sempre rappresenta una valida attività alternativa a quella agricola tradizionale, soprattutto perché il pioppo da sempre viene sfruttato per la produzione di carta e di legname da opera.

Ma soprattutto negli ultimi anni il pioppo è anche diventato specie perfetta per la Short Rotation Forestry che prevede impianti di turno a breve ceduazione.

Il pioppo in Italia

Il genere Populus L., largamente diffuso nei climi temperati, rappresenta un insieme di specie arboree a rapido accrescimento. Si tratta di una pianta pioniera, ovvero in grado di sopravvivere in ambienti al limite dell’ostile.

Foto - Pioppicoltura: rende ancora nel 2023?

Cresce bene in terreni umidi, come ripe e superfici incolte: infatti, spesso è riconoscibile lungo letti di fiumi e canali. Merito del suo adattamento nella proficua integrazione con altre colture, viene spesso impiantato in consociazione alle colture agrarie, per la realizzazione di corridoi ecologici e per l’ombreggiamento di aree adibite al ristoro animale.

Le piante hanno un portamento eretto, con altezze che raggiungono i 15-20 m e circonferenza del tronco anche oltre i 2 m. Grazie al rapido accrescimento e ai numerosi impieghi del legname, la coltura del pioppo si è particolarmente diffusa, con sesti di impianto a disposizione quadrata o rettangolare, con tipico distanziamento tra le piante di 5-7 m

In Italia crescono diverse specie di pioppo: la più diffusa è il pioppo nero (populus nigra). Questa varietà è caratterizzata da una corteccia scura, un portamento eretto, con chioma stretta e lunga, ed è particolarmente diffuso al Settentrione.

Un’altra specie molto presente è il pioppo bianco (populus alba), mediamente un po’ più longevo e resistente del populus nigra. è spesso impiantato nei parchi. Il pioppo tremulo (populus tremula) è invece ampiamente diffuso nelle zone montuose, date anche le sue caratteristiche di “pianta pioniera”, che ben si adatta ai pendii instabili e franosi.

Foto - Pioppicoltura: rende ancora nel 2023?

La “Short Rotation Foresty”

Più in dettaglio, per ciò che concerne il cippato, si sono diffusi, soprattutto nel Nord Italia, impianti di durata più breve, volti a massimizzare la produttività sull’unità di superficie. Si tratta della cosiddetta “Short Rotation Foresty” (SFR), ovvero coltivazioni di pioppo con allevamento a ceduo, con turni di taglio massimi di 5 anni, che possono anche essere proficuamente alternati alle usuali coltivazioni agricole. Ecco, di seguito, le turnazioni più praticate con maggior frequenza.

Il ceduo a turno brevissimo con raccolta annuale prevede un’elevata densità di impianto (circa 10.000 piante/ha), di solito un sesto di impianto a file doppie distanziate 0,7-0,8 m circa, con un’interfila tra ciascuna coppia di 1,8-2 m. La ceduazione avviene con un diametro dei fusti di 6-8 cm massimi e la destinazione d’uso del materiale ottenuto riguarda in esclusiva la produzione di cippato da destinare a fini energetici, tramite combustione.

Il ceduo a turno breve, tipicamente a taglio biennale, con una densità di impianto di 6-7.000 piante/ha circa, con distanze di 3 m tra le file e di 0,5-0,6 m sulla fila. Alla raccolta i diametri delle piante sono mediamente di 10 cm, quindi con una pezzatura facile da raccogliere e da trasformare direttamente. Lo sfruttamento del legname riguarda parimenti la produzione di cippato.

Foto - Pioppicoltura: rende ancora nel 2023?

Il ceduo a turno medio, con intervalli di taglio di 5 anni, fino ad un massimo di 8. Il legno che si ottiene è di maggior valore, tipicamente è il cosiddetto “tondello da cartiera”. Data la permanenza relativamente lunga in campo, alla rigenerazione tramite ceppaia spesso viene preferita la sostituzione in toto della coltivazione, con la messa a dimora di nuovi cloni.

La meccanica per la pioppicoltura

Chi si cimenta in pioppicoltura deve prevedere un minimo di approccio alla trattorista forestale.

Si tratta di portattrezzi a 4 ruote motrici adattati all'impiego forestale.

Il posto di guida, che deve essere obbligatoriamente dotato di una struttura di protezione in caso di ribaltamento (ROPS), è spesso completato con ulteriori protezioni in caso di caduta di oggetti dall’alto (FOPS, Falling Object Protective Structure) e più in generale dalla penetrazione di elementi esterni nell’abitacolo (OPS, Operator Protective Structure).

Inoltre, schermi di lamiera sagomata sono applicati ventralmente, per proteggere il corpo trattore da pericolosi impatti con massi affioranti, asperità del terreno, ceppaie.

Le severe caratteristiche del soprassuolo impongono poi il montaggio di pneumatici a carcassa rinforzata, con protezioni sulle valvole di gonfiaggio per evitare il loro danneggiamento o addirittura la tranciatura a causa di strisciamenti o impatti con rocce sporgenti.

Per migliorare la capacità di tiro, specie su pendenze notevoli e con terreno bagnato, agli pneumatici possono essere applicate delle catene.

Foto - Pioppicoltura: rende ancora nel 2023?

Modalità di raccolta

Nella filiera di produzione del pioppo, diverse sono le modalità di raccolta, con differenti intensità di meccanizzazione. Il tipico cantiere di raccolta prevede l’abbattimento di tronchi subito depezzati in sezioni di 2 m circa di lunghezza, ma si effettua talvolta anche l’esbosco di piante intere, eventualmente dopo sramatura. La raccolta tradizionale si caratterizza per una meccanizzazione limitata: la motosega abbatte e allestisce poi la pianta, mediante sramatura e depezzatura.

La raccolta meccanizzata riduce drasticamente i tempi di raccolta. La massima produttività si ottiene con macchine espressamente dedicate all’attività forestale, come gli harvester e gli skidder (per l’esbosco a strascico), ma anche a causa del loro elevato costo in Italia non sono diffusi.

In particolare, gli harvester montano una testata abbattitrice azionata idraulicamente, costituita da un braccio idraulico snodato che termina con una pinza dotata di alcuni artigli che trattengono il fusto della pianta durante e dopo il taglio, eseguito da una lama rotante, da una cesoia o da una barra incernierata con catena tagliente.

La testata può essere integrata con i moduli per la sramatura e la sezionatura, che quindi effettuano una lavorazione combinata e completata con un braccio gru con pinza terminale, per la movimentazione e il carico delle sezioni di tronco. La sramatura viene eseguita con 4 o più coltelli installati sulla pinza, grazie allo scorrimento del tronco nella sua intera lunghezza ad opera di una coppia di ruote o cingoli di presa e trascinamento.

Segue infine la sezionatura nelle dimensioni previste, effettuata dal medesimo organo di taglio dell’abbattimento.

Data la tipica disposizione delle piante nei pioppeti, non è necessario l’esbosco; il materiale sezionato viene caricato per il trasporto direttamente su un autocarro o su un rimorchio trainato da un trattore. Se si opta per il trasporto delle piante intere (sramate o meno), si può ricorrere al forwarder, un mezzo articolato il cui retrotreno prevede un pianale di carico, dotato di sponde costituite da robuste barre verticali.

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La meccanizzazione nella SFR

La raccolta del pioppo a turno breve è basata sull’uso di macchine che, a seconda della tipologia, abbattono, raccolgono, trasformano e convogliano il prodotto, caricandolo poi su opportuni rimorchi.

L’intera routine di lavoro può essere effettuata in una o due fasi, a seconda che si disponga di una sola macchina a cantieri riuniti (una falciatrinciacaricatrice opportunamente equipaggiata), che è in grado contestualmente di abbattere, sminuzzare e caricare il prodotto, oppure che si intervenga prima per il solo abbattimento (falcia-andanatrice) e successivamente alla trinciatura e al caricamento del materiale (con una trinciacaricatrice).

In ogni caso, la testata di taglio è costituita da organi di intercettazione e convogliamento dei fusti (coclee o paratie) che li indirizzano verso due robusti dischi dentati controrotanti, che recidono i fusti a pochi centimetri da terra.

Le piante possono essere adagiate in andane, nel caso della raccolta in due fasi, o convogliate verso il gruppo di alimentazione, composto da una serie di rulli dentati, che regolano il flusso di prodotto verso il tamburo di trinciatura. Quest’ultimo è dotato di una serie di coltelli radiali che eseguono il taglio rispetto ad un controcoltello fisso. Grazie alla presenza di apposite palette, il moto stesso del rotore crea un potente flusso d’aria che orienta e indirizza il cippato in un condotto ricurvo e orientabile, il cosiddetto “collo d’oca”, per il lancio nel cassone di un rimorchio trainato da un trattore, che avanza in continuo, affiancato la macchina di raccolta.

Pioppicoltura in breve

Le piantagioni costituite con densità d’impianto da 200 a 300 pioppi per ettaro raggiungono la maturità commerciale in circa 10 anni con produzione totale di legno mediamente di 200 m3/ha.

Una prima fase di impianto comprende la preparazione del terreno e la concimazione di fondo fosfo-potassica, il tracciamento, l’apertura delle buche, l’acquisto e la messa a dimora delle pioppelle (di uno o due anni di vivaio.

In particolare, durante il primo anno sono state contemplate l’irrigazione, il controllo delle infestanti, realizzato con erpicature, gli interventi fitosanitari per il contenimento dei parassiti e la potatura.

Quest’ultima operazione viene ripetuta nei due anni successivi (2° e 3° del turno) con intensità e modalità differenti. Negli anni seguenti sono stati considerati altri interventi per l’irrigazione e per il controllo delle infestanti mediante erpicature nella prima metà del turno e sfalci dell’erba negli anni successivi.