Meglio l'aratura o la lavorazione minima? È ancora necessario arare il terreno? La domanda è ovviamente provocatoria, perchè una risposta netta e giusta non c'è.

Giulia Tonello nella sua esperienza di attività da terzista ha le idee chiare a riguardo e non vanno certo nella direzione di mettere l’aratro in pensione, perchè le motivazioni per continuare ad arare la terra non sono poche.

Secondo Giulia è però altrettanto vero che ci possono essere delle alternative altrettanto valide, applicabili da caso a caso.

foto Minima lavorazione o aratura? In campo con Giulia

Il parco macchine dell'azienda Tonello comprende ad esempio un coltivatore pesante della Alpego, un Puma 300 dotato di dischi convogliatori tra ancore e rullo.

Questo attrezzo così configurato offre una buona rimescolazione del terreno senza andare troppo in profondità quindi possiamo usarlo al posto dell’aratro, addirittura volendo, su terreni più sciolti potrebbe sostituire sia aratura che fresatura/erpicatura.

Il che equivale a dire l’utilizzo di un solo attrezzo per la preparazione del letto di semina.

foto Minima lavorazione o aratura? In campo con Giulia

L'aratura del terreno solo quando è il caso

Ma facciamo un passo indietro sulla terra. Giulia ribadisce che non è contro le lavorazioni tradizionali per partito preso: su terreni che si costipano con facilità un’aratura pre-semina è fondamentale.

foto Minima lavorazione o aratura? In campo con Giulia

Ma la scelta di tecniche di lavorazione a minori profondità consente di migliorare la struttura, evitando la riduzione della sostanza organica, e di aumentare la capacità del terreno di assorbire e trattenere l’acqua.

E la scarsità di piogge che è prevista anche per quest’anno ci suggerisce di “disturbare” il meno possibile il terreno di evitare la perdita della poca umidità del suolo. E mettiamoci pure il risparmio.

By-passando l’aratura in queste condizioni, si risparmiano un sacco di soldi per una lavorazione invasiva pesante in meno.

E poi c'è la Pac...

Le indicazioni sulla gestione delle lavorazioni del terreno arrivano anche dalla Pac 2023-2027 che indica quanto

Il passaggio da abituali lavorazioni profonde del terreno a tecniche di lavorazione a minori profondità o non lavorazione consente di contrastare in modo efficace il degrado dei suoli, migliorandone la struttura e la resistenza all’erosione e al compattamento, nonché di ottimizzare l’uso delle riserve fossili, contrastare la riduzione della sostanza organica e aumentare la capacità del terreno di assorbire e trattenere l’acqua.

In sintesi si invita ad aumentare la capacità del terreno ad assorbire acqua, utilizzando minima lavorazione, strip tiller e sodo. Tant’è che continuano a essere finanziati, dai piani regionali, gli agricoltori che adottano queste tecniche per cinque anni.

foto Minima lavorazione o aratura? In campo con Giulia

Questa tesi si concentra su basi tecnico-agronomiche per cui le pratiche conservative migliorano l’infiltrazione dell’acqua, per il mantenimento di una bioporosità interconnessa grazie ai biocanali e agli apparati radicali, e aumentano al tempo stesso la capacità di ritenzione idrica del suolo, per la migliore struttura e il maggiore contenuto di sostanza organica.

Dal punto di vista fisico e strutturale il suolo raggiunge un equilibrio idrologico migliore e più vicino alle condizioni naturali: ciò si traduce in una diminuzione del ruscellamento superficiale, dell’evaporazione e della lisciviazione in profondità di nutrienti ed elementi minerali.