"Fare causa" nel settore agricolo e finire in tribunale è un evento da prendere bene in considerazione in tutte le sue sfaccettature: proviamo a vedere comporta prendendo spunto da una mail arrivata in redazione all'indirizzo redazione@omnitrattore.it:
Gentile redazione di Omnitrattore.it,
sono Giovanni e Le avevo scritto qualche mese fa per un problema con il proprietario del terreno da me affittato, che mi negava il pagamento dell’indennità per le migliorie da me apportate sul terreno stesso, essendosi ormai concluso il contratto.
A seguito della Sua risposta positiva rispetto al mio diritto di indennizzo, ho di nuovo parlato con il proprietario che ritengo abbia capito che ho ragione, ma nonostante questo non mi vuole dare ciò che mi spetta. Mi dispiacerebbe lasciar cadere la cosa, posto che secondo i miei calcoli dovrebbe rimborsarmi quasi 20.000,00 euro, però prima di fargli causa vorrei capire bene in cosa consiste esattamente un giudizio in Tribunale ed i relativi costi.
Grazie, Giovanni.
Gentile Giovanni, inizieremmo con il precisare che, in generale, prima di “fare causa”, e cioè rivolgersi ad un Tribunale, si può sempre tentare di risolvere la questione con una procedura di mediazione; in alcune ipotesi, tale procedura è addirittura obbligatoria, ed il tuo caso rientra proprio fra questi.

Nello specifico, secondo l’art. 11 del d.lgs. n. 150/2011 chi intende far valere in giudizio una domanda relativa a una controversia in materia di contratti agrari è tenuto a darne preventivamente comunicazione, mediante lettera raccomandata con avviso di ricevimento, all’altra parte e all’ispettorato provinciale dell’agricoltura competente per territorio, che poi, entro venti giorni dalla predetta comunicazione, convoca le parti ed i rappresentanti delle associazioni professionali di categoria per esperire il tentativo di conciliazione.
La mediazione serve
L’incontro di mediazione può essere una buona occasione per le parti perchè permette loro di confrontarsi e negoziare davanti a persone imparziali, quale il mediatore e i rappresentanti delle associazioni professionali di categoria, che facilitano la trattativa ed aiutano a trovare un accordo in tempi celeri e con una spesa ridotta.
La procedura di mediazione, infatti, dovrebbe concludersi in un tempo di circa 60 giorni e ipotizzando il valore della controversia che Ti riguarda ricompreso tra € 5.200,01 ed € 26.000,005, ed applicando le tariffe indicate dal Ministero, avrebbe i seguenti costi fissi (a cui aggiungere il compenso del proprio avvocato): € 420,00 per l’attivazione della procedura; € 840,00 per la fase di negoziazione ed € 1.260,00 per la conciliazione vera e propria.
Se la mediazione dovesse riuscire, ti porteresti a casa un verbale sottoscritto da entrambe le parti, dai rappresentanti delle associazioni sindacali e dal funzionario dell’ispettorato, che fa le veci di una sentenza vera e propria; se invece la mediazione non dovesse riuscire, se ne uscirebbe comunque con un verbale contenente le conclusioni e le richieste delle parti; nel caso, infine, in cui il tentativo di conciliazione non si dovesse definire entro sessanta giorni dalla prima comunicazione del ricorrente, ciascuna delle parti rimarrebbe libera di adire immediatamente l’autorità giudiziaria competente.
La convenzione di negoziazione assistita
E’ importante precisare che nel caso in cui in una controversia in materia di contratti agrari una parte chieda all’altra (anche) il pagamento di una somma di denaro non eccedente i cinquantamila euro, oltre al tentativo di conciliazione di cui abbiamo appena detto, diventa altresì necessario (ed anzi obbligatorio a pena di improcedibilità in forza di quanto disposto dall’art. 3, co. 1 e 5, d.l. n. 132/2014,) invitare la controparte alla stipula di una convenzione di negoziazione assistita.
Si tratta di una forma di conduzione delle trattative (della negoziazione, appunto) tale per cui le parti, affiancate dagli avvocati, si impegnano a negoziare secondo correttezza e buona fede, potendo in questo modo evitare il ricorso al tribunale. Solo quando saranno scaduti i termini per il tentativo di conciliazione e quelli per la negoziazione obbligatoria (che peraltro possono decorrere contemporaneamente in quanto le due procedure possono essere esperite contestualmente: art. 3, co. 5, d.l. n. 132/2014), si potrà ricorrere al tribunale.
Andare in tribunale: quanto costa
Eccomi quindi all’oggetto della tua domanda: in cosa consiste e quanto costa andare in tribunale? Innanzi tutto, nella materia agraria vige la competenza delle sezioni specializzate agrarie ed anche il procedimento è particolare in quanto segue le regole più spedite dettate in materia di diritto del lavoro.

Più nello specifico, andare davanti alle sezioni specializzate significa che la causa viene decisa non da un singolo giudice, ma da un collegio del quale, oltre al giudice, fanno parte due membri esperti in materia agraria scelti tra gli iscritti negli albi professionali dei dottori in scienze agrarie, dei periti agrari, dei geometri e degli agrotecnici.
Seguire il rito del lavoro comporta invece che la domanda si propone con un ricorso che, a differenza dell'atto di citazione previsto per l'introduzione del processo ordinario, è rivolto direttamente al giudice attraverso il deposito in cancelleria; a seguito del deposito, il giudice fissa con decreto l'udienza di discussione alla quale le parti sono tenute a comparire personalmente; il ricorso, insieme al decreto di fissazione dell'udienza, deve essere quindi notificato all'altra parte, che si deve poi costituire in giudizio almeno 10 giorni prima dell'udienza.
In tale udienza il giudice interroga liberamente le parti presenti, tenta la conciliazione della lite formulando alle parti una proposta transattiva, e provvede all'ammissione dei mezzi di prova proposti dalle parti medesime, e poi alla loro assunzione (nel tuo caso ad esempio potrebbe rendersi necessaria una consulenza tecnica che determini l’effettivo controvalore economico delle migliorie da te effettuate).
Successivamente, il giudice inviterà le parti a discutere la controversia per poi redigere la sentenza.
Meglio tentare la mediazione
Il costo di un giudizio è sicuramente più importante di quello di una mediazione e, sempre secondo le Tariffe redatte dal Ministero e considerando il valore della tua controversia come pure sopra ipotizzato, potrebbe aggirarsi almeno intorno ai 5.200 euro.
Un’ultima precisazione: nell'ordinamento giuridico c’è un regola che stabilisce che “le spese seguono la soccombenza” e questo significa che il Giudice con la sentenza che definisce il giudizio stabilisce anche che la parte che ha perso è obbligata a pagare anche le spese legali dell’altra parte.