La Pac deve essere modificata: serve più tempo per la transizione green.
È quanto sostiene il ministro dell’Agricoltura e della Sovranità alimentare, Francesco Lollobrigida che illustra le strategie per rispondere alla domanda di cambiamento venuta dalle manifestazioni dei trattori di questi giorni.
Secondo Lollobrigida serve chiarire a Bruxelles che l’agricoltura non è un nemico dell’ambiente ma ne è il principale alleato. E nel corso dell’ultima legislatura Ue non è stato così.
Prova, secondo il ministro, è la riforma Pac che a parità di budget rispetto al passato ha introdotto vincoli ambientali irraggiungibili o ingestibili sul piano burocratico.
Con l’effetto di provocare un taglio degli aiuti agli agricoltori in media del 40%. Taglio che è alla base, molto più della mancata esenzione Irpef, delle proteste andate in scena in queste settimane.
La speranza del ministro è che nelle prossime elezioni europee la spunti una coalizione di centro destra, in grado di cambiare in profondità questo assetto.
Nessuna abolizione della transizione ecologica
I temi della tutela dell’ambiente non sono in discussione secondo Lollobrigida. Ma lo saranno i tempi.
E soprattutto lo sarà il concetto di una sostenibilità ambientale completamente slegata dalla sostenibilità economica. Non si possono immolare alla transizione green interi settori produttivi.
Il punto di partenza sempre secondo il ministro (intervistato da il Sole 24 Ore) è la riforma Pac che va profondamente rivista perché il suo primo anno di applicazione è stato un fallimento. Le norme Ue ci consentono di chiederne la revisione e di introdurre correttivi sostanziali.
La Pac che ci siamo trovati e sulla quale non abbiamo avuto alcuna voce in capitolo è stata immaginata prima del Covid e prima delle guerre in Ucraina e in Medio Oriente. Un’era geologica fa.
Un mondo nel quale era ancora vivo e vegeto il Wto e se c’era bisogno di una commodity agroalimentare la si poteva reperire sul mercato internazionale spesso a costi più bassi di quelli necessari per produrla.
Questo assetto non esiste più. Gli scambi commerciali non sono scontati, ci si può trovare di fronte a improvvise chiusure e i temi della sovranità alimentare sono tornati centrali. C’è bisogno di sicurezza negli approvvigionamenti e nella qualità dei prodotti.
Non dico che siamo tornati al ’57 e allo spirito dei paesi fondatori della Ue ma l’agricoltura e la Politica agricola sono tornate centrali in Europa.
Le politiche sbilanciate sull’ambiente
Se si propone di dimezzare l’uso di agrofarmaci in Europa, secondo Lollobrigida, si deve mettere nel conto di ridurre fortemente la produzione agricola Ue e sarai presto costretto a importare da paesi che non seguono le stesse regole.
Con due risultati: non si migliora la qualità dell’ambiente e aumenti la dipendenza da paesi Terzi.
In quale direzione dovrebbe cambiare la Pac
La risposta del ministro è chiara: l’Italia ha confermato il proprio budget, 37 miliardi fino al 2027, circa 7,81 miliardi l’anno distribuiti per il 48% sottoforma di aiuti diretti agli agricoltori, 15% di aiuto accoppiato (legato alle quantità prodotte di specifiche colture), 2% ai giovani agricoltori e soprattutto un 25% legato ai cosiddetti “ecoschemi”.
Bruxelles prevedeva un taglio sull’aiuto di base che era possibile recuperare attraverso gli “ecoschemi” ovvero premialità legate a condotte virtuose sul piano ambientale. Obiettivi che si sono dimostrati difficili da raggiungere rendendo impossibile erogare agli agricoltori i contributi aggiuntivi che si attendevano.
Chiederemo di liberalizzare completamente gli aiuti accoppiati e di travasare risorse dagli ecoschemi verso altri contributi automatici.
Fin dal mio insediamento ho chiesto ad Agea (l’agenzia per le erogazioni in agricoltura) di accelerare su efficentamenito e coordinamento.
Il punto è che per Bruxelles non sono interlocutori né le Regioni né gli organismi pagatori locali. Gli unici interlocutori sono ministero e Agea. Chiederemo di avere regole comuni per evitare di mettere a rischio le risorse degli agricoltori.
Le proteste sull’esenzione Irpef
Sempre da il Sole 24 ore le risposte del ministro alle questioni Irpef ed esenzione aiuti al gasolio agricolo:
L'esenzione Irpef l’abbiamo reintrodotta per le imprese più piccole perché lo sgravio per tutti era ingiusto. E metteva sullo stesso piano piccoli (con importi minimi) e grandi proprietari che invece avrebbero dovuto fornire un contributo più sostanzioso.
Riteniamo più giusta la proroga biennale dell’esenzione per i piccoli.
Francia e in Germania hanno protestato per la fine degli aiuti al gasolio agricolo che secondo il documento Repower vanno eliminati entro il 2026. Una partita che da noi vale 1,3 miliardi.
Il contributo sul gasolio agricolo sarà oggetto di trattativa con la nuova Commissione.
Le dichiarazioni della presidente von der Leyen sull’importanza dell’agricoltura e sul ritiro della proposta sui fitofarmaci fanno capire che qualcosa sta cambiando. Siamo certi che con la nuova Commissione e il nuovo Parlamento ci saranno margini di discussione più ampi anche su questi aspetti.