L'export agroalimentare potrebbe valere 100 miliardi entro cinque anni. Una previsione ottima nonostante le difficoltà geopolitiche e quelle legate all’inflazione, chiuderà con alcuni ottimi risultati. Lo sostiene il presidente della Coldiretti, Ettore Prandini, che aggiunge:
La rimodulazione del Pnrr porterà al settore agroalimentare oltre 3 miliardi di euro aggiuntivi mentre il fatturato legato alle esportazioni toccherà il nuovo record di 64 miliardi.
Serve comunque rilanciare, anche grazie alle risorse del Pnrr, gli investimenti in logistica e trasporti, in nuove tecnologie, formazione e sui bacini irrigui per rafforzare la nostra produzione agroalimentare e puntare ai 100 miliardi di export in cinque anni. Un obiettivo ambizioso ma, per me, alla portata.
Le priorità – continua Prandini - sono quelle di rilanciare il dialogo in Europa sia con le rappresentanze agricole di altri stati membri che con il mondo politico.
È il lavoro che stiamo facendo da tempo e che negli ultimi mesi e nelle ultime ore, ha dato risultati importanti su dossier come il taglio dei fitofarmaci o le emissioni dannose per l’ambiente.
Capitoli che potevano penalizzare il settore agroalimentare italiano. Un lavoro sul quale stiamo investendo molto anche acquisendo nuove professionalità che ci affianchino nel lavoro a Bruxelles. Sugli imballaggi purtroppo la partita è ancora tutta da giocare, rinviata al trilogo.
Il Governo Meloni e l'agroalimentare
Importante è anche un Governo che mai come in questa legislatura ha messo l’agroalimentare al centro della propria azione.
Con l’attuale Governo stiamo raccogliendo i frutti di un lavoro cominciato in tempi non sospetti. Molti ci rimproverano di essere filogovernativi rispondo proponendo un concetto diverso: noi abbiamo cultura di Governo.
Abbiamo cominciato a lavorare col ministro Lollobrigida ma anche con gli altri ministri le cui deleghe impattano sul nostro settore con l’obiettivo di riposizionare il settore agroalimentare al centro delle strategie di sviluppo del nostro paese.
Grande lavoro è stato svolto dal ministro Fitto sul Pnrr mentre per il futuro puntiamo sul rilancio dell’innovazione tecnologica a partire da Agricoltura 5.0.
Il made in Italy va poi sostenuto sul fronte finanziario, assegnando all’Ismea il ruolo di Cassa Depositi e prestiti per l’agricoltura anche per tutelare i grandi marchi nazionali dallo shopping straniero (fonte Sole 24 Ore).
Il ruolo dell'innovazione
Dall’innovazione a cominciare dalle nuove tecniche genomiche, passano molte delle potenzialità di sviluppo del settore agroalimentare secondo Prandini.
E a proposito di innovazione il tema si allarga al decreto contro il cibo sintetico, posizione che non risulta paradossale secondo Prandini.
Sul cibo sintetico la nostra prima preoccupazione era evitare che i cittadini venissero trasformati in cavie. Le cellule staminali sono oggi utilizzate nella farmaceutica e in medicina e mai per prodotti da destinare all’alimentazione umana. Dopo la legge firmata anche dal Presidente della Repubblica ora vogliamo che la parola torni agli scienziati che ci devono dire se ci siano o meno rischi per la salute umana.
Noi non siamo contro la ricerca anzi, vogliamo che ora si rilancino gli investimenti nella ricerca a partire da quella pubblica. E questo perché la ricerca sul cibo sintetico non deve essere in mano agli stessi soggetti che poi vogliono produrre e commercializzare quei prodotti.
Su questo tema abbiamo aperto un fronte nuovo in Europa che sta adesso destando interesse anche in altri paesi dalla Francia all’Austria e al Principato di Monaco. Non siamo isolati. Sono convinto che sul cibo sintetico faremo da apripista in Europa come avvenuto nel recente passato sull’indicazione d’origine dei prodotti.
I contratti di filiera fondamentali
Anche sui contratti di filiera Coldiretti è stata anticipatrice, un capitolo che poi ha riscosso grande successo nel Pnrr.
Ne siamo soddisfatti ma pensiamo anche che sia necessario guardare oltre. Alle altre opportunità aperte dal Piano di ripresa e resilienza. Come gli investimenti sulla logistica che, favorendo il trasporto su gomma o via mare, possono restituire competitività al nostro settore agroalimentare.
Se riuscissimo a ottenere le stesse condizioni di efficienza nei trasporti dei nostri concorrenti spagnoli sono convinto che le nostre esportazioni farebbero un grande balzo in avanti.
Mentre un rafforzamento dei trasporti marittimi consentirebbe di rilanciare i porti del Mezzogiorno garantendo all’Italia una nuova centralità nel Mediterraneo che sarà la porta futura verso l’Africa e l’Asia.
Il tema dell'acqua
Altro capitolo del Pnrr sensibile per l’agricoltura è quello che riguarda i bacini irrigui.
Sul 30% dei terreni irrigui in Italia si produce l’80% del valore complessivo dell’agroalimentare. Per questo aumentare i terreni serviti da bacini di accumulo e quindi dall’irrigazione consentirebbe di riportare in produzione aree marginali prevenendo il dissesto idrogeologico e lo spopolamento.
In questa ottica andrebbe rilanciata la legge ferma da anni che limita il consumo del suolo + conclude Prandini - ma soprattutto in questo modo si consentirebbe di incrementare in maniera cospicua la nostra produzione agroalimentare presupposto chiave per raggiungere nuovi record sul fronte delle esportazioni.