Peste suina africana, cresce l’allarme, tanto che scende in campo l’esercito per arginare il virus.
Non è pericolosa per l’uomo, ma può creare enormi danni socio-economici al settore.
La peste suina africana inizia quindi a preoccupare soprattutto gli allevamenti del centro-nord Italia. Al punto tale da spingere il Governo a ricorrere all’esercito per limitare la presenza dei cinghiali nelle campagne e nei centri abitati e arginare la diffusione del virus.
Ad oggi i casi accertati riguardano allevamenti lombardi (nella provincia di Pavia) liguri e piemontesi.
E nel frattempo, la Regione Veneto, in via precauzionale, ha fatto scattare i restrittivi protocolli di sicurezza, a cominciare da puntuali verifiche veterinarie prima e dopo la macellazione, la pulizia e la disinfezione dei mezzi di trasporto.
Piano straordinario per gli abbattimenti
Nello specifico, pur non essendoci ancora una data per il via agli abbattimenti, il piano straordinario valido fino al 2028 dovrebbe prevedere fino a 58mila capi da prelevare in Piemonte e oltre 110.000 in Toscana, tanto per avere dei riferimenti in numeri.
La peste suina africana, nota anche come PSA è una malattia molto infettiva e mortale per gli animali (non esiste nessun vaccino per abbattere il virus in quanto quest'ultimo è in grado di generare anticorpi neutralizzanti), ma fortunatamente non pericolosa per l’uomo, che però può diventarne vettore accelerando il processo di contaminazione.
La diffusione della malattia, dunque, preoccupa per l’enorme impatto socio-economico che potrebbe generare nei Paesi colpiti in seguito alle perdite a carico del settore zootecnico suinicolo.
“Possibili effetti devastanti per il comparto suinicolo”
Non a caso, il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, e l'assessore regionale all'Agricoltura Alessandro Beduschi, hanno incontrato recentemente a Palazzo Lombardia i vertici nazionali e regionali dei Carabinieri Forestali per fare il punto sulla situazione legata ai contagi da Peste Suina Africana verificatisi in questi giorni in alcuni allevamenti della provincia di Pavia, come riporta l’ANSA.
L'incontro - sottolineano Fontana e Beduschi - ha confermato la massima attenzione, a tutti i livelli, per contenere la diffusione di una malattia che non è pericolosa per l'uomo ma che, se fuori controllo, avrebbe effetti devastanti per il comparto suinicolo lombardo.
Vanno adottate misure di sicurezza a tutti i livelli - concludono - e soprattutto segnalati tempestivamente casi sospetti, evitando comportamenti irresponsabili che rischiano di compromettere il lavoro di tutti.
La situazione, dunque, è in fase di evoluzione e si sta facendo di tutto per evitare che degeneri nelle prossime settimane.