La meccanizzazione in forestazione oscilla tra tradizione e innovazione. La tecnologia del settore silvicultura stenta ancora a decollare per carenza di informazione della manodopera forestale e programmazione degli interventi.
La movimentazione del legname è una delle fasi più delicate tra le attività di utilizzazione e prima trasformazione della biomassa legnosa, sia che avvenga in bosco, nel sito di svolgimento del cantiere oppure all’imposto, sia che venga effettuata presso il piazzale di lavorazione e trasformazione.

Chi lavora con macchine operatrici nei boschi sa perfettamente che servono attrezzature adatte alla raccolta del legno che sappiano adattarsi a condizioni molto variabili. In selvicoltura gli interventi devono avere due caratteristiche fondamentali: basso impatto al suolo e al soprassuolo residuo con minima richiesta energetica, per un semplice motivo: il legno è un prodotto povero.
I sistemi di lavoro applicati devono pertanto differire in base alle condizioni operative, al livello di forestazione e all’intensità di intervento, oltre che al livello di meccanizzazione impiegato.
La meccanica pesante solo dove c’è programmazione
Nel nostro Paese l’operazione di abbattimento è ancora principalmente semimeccanica e viene svolta solitamente con motoseghe di media potenza.
Quelle leggere sono impiegate nel taglio dei rami e del vettone (o cimale) delle piante o in tagli intercalari quando sono abbattute piante con diametro al calcio inferiore ai 20 cm.
All’estero (e qui in Italia, limitatamente a limitati contesti montani in cui c’è programmazione degli interventi) sono diffuse macchine specializzate per l’abbattimento: sono le harvester; hanno potenze comprese tra 70-200 kW, e traslano grazie a trasmissioni idrostatiche e su 4-6 ruote motrici.
Sono formate da una gru idraulica con braccio da 9-11 metri, alla cui estremità sono applicate le teste abbattitrici-allestitrici. Il braccio è controllato joystick in cabina, e da un’interfaccia che gestisce le diverse modalità operative.

Una volta che l’operatore ha individuato la pianta da abbattere, questa viene recisa dalla ceppaia attraverso una barra a catena idraulica e con appositi coltelli avviene la sramatura. Il fusto viene poi dovutamente sezionato in base alle lunghezze consigliate dal programma di gestione.
Queste macchine possono permettere il taglio di piante fino ai 70 cm di diametro, oppure possono essere munite di teste feller-buncher, con cui è possibile recidere e accumulare in fasci più piante di piccolo diametro per ciclo di lavoro (si usano di organi di taglio a disco o a cesoia e di pinze per la trattenuta).
Per pochi tronchi non vale la pena
Queste macchine sono utilizzate in condizioni di moderate pendenze del terreno (inferiori al 30%) tuttavia le teste abbattitrici-allestitrici possono essere applicate anche su motrici cingolate autolivellanti o su escavatori tipo “ragno”, in grado di raggiungere pendenze estreme e mantenere la stabilità del mezzo con la gru idraulica completamente estesa.
Nelle condizioni ottimali le macchine specializzate raggiungono produttività di 15-20 m3/h, ma per essere ammortizzate ed economicamente sostenibili devono lavorare su volumi di legname superiori agli 8.000 m3/anno.

Pertanto per l’impiego di queste macchine è necessaria una sufficiente programmazione degli interventi selvicolturali, ma questa spesso è mancata e ne ha limitato fortemente la diffusione in Italia.
Lassù sulle montagne
Nelle zone alpine, quando è praticato l’esbosco di intere di conifere, si sta diffondendo un allestimento meccanizzato, attraverso l’impiego di teste allestitrici, azionate da escavatori o portate sull’attacco a tre punti da trattori agricoli di almeno 70 kW.
Queste macchine possono essere posizionate presso gli imposti e lavorare piante con diametri al calcio inferiore a 40 cm.
Permettono di sramare la pianta con coltelli e di ridurre i fusti a lunghezze commerciali per mezzo di una barra a catena ad azionamento idraulico.
Le allestitrici “processor” possono essere dotate anche di verricelli per il concentramento dei fusti o di gru idrauliche appositamente adattati per la movimentazione degli assortimenti.
Accanto all’allestimento completamente meccanizzato l’allestimento della legna per combustione è ancora svolto con procedura semimeccanica, sul letto di caduta, per mezzo di motoseghe, riducendo i fusti in pezzi con lunghezze di uno o due metri, questi pezzi possono essere successivamente lavorati a dimensioni con seghe e spaccalegna.

Il trasporto è agevolato
Nelle stesse aree in cui vengono impiegati gli harvester per l’abbattimento si sono diffusi i trattori articolati portanti forwarder, per il trasporto del legno fino alle strade camionabili. Si tratta di mezzi dotati di 6-8 ruote motrici, e range di potenza tra 150 e 200 kW.
Le trasmissioni sono idrostatiche, le ruote sono solitamente accoppiate su bilancieri per superare gli ostacoli, mantenendo una buona stabilità senza compattare il terreno. La capacità di manovra nel soprassuolo forestale è assicurata dall’articolazione centrale di sterzo, e dalla larghezza del mezzo inferiore ai 3 metri.
La possibilità modulare stanti e paratia frontale sul pianale di carico permette il trasporto di legname di diverse dimensioni, fino a raggiungere 14 t di carico, la gru con pinza idraulica, controllata dalla cabina attraverso una postazione di guida reversibile, completa le dotazioni.

Il rimorchio di un legno
Accanto ai mezzi specializzati si è affermata la categoria dei rimorchi forestali a doppio assale motore, che raggiungono portate di 12 t, sono muniti di robuste gru con pinze idrauliche, che permettono il recupero del legname anche a 6 metri di distanza dal rimorchio.

La possibilità di equipaggiare queste macchine di timone articolato o l’assale posteriore sterzante ne eleva le capacità operative sulle piste forestali della realtà italiana. Interessanti soluzioni riguardano la possibilità di avere trasmissioni idrauliche sincronizzate tra trattore e rimorchio e pinze idrauliche accoppiate ad una sega a catena per la sezionatura finale dei tronchi.
Inoltre sono molteplici le soluzioni innovative volte a ridurre le potenze idrauliche necessarie all’azionamento della gru, come per esempio il leverismo a parallelogramma. Le macchine sono poi via via diventate più robuste con soluzioni votate a diminuire le conseguenze dei frequenti impatti capaci di provocare danni di rilievo alle attrezzature standard.
Quando il bosco si fa duro
Lo skidder è la macchina che subentra quando le condizioni di accessibilità sono limitate e si esegue l’esbosco di piante intere tramite strascico.
Sono trattori forestali specializzati con articolazione di sterzo centrale, ruote isodiametriche a sezione maggiorata, potenze superiori agli 80 kW e protezioni di cabina e meccaniche a rischio.
Hanno doppio verricello posteriore con forza di strascico di 60-100 kN o grosse pinze da esbosco, tuttavia sono presenti veri e propri modelli portattrezzi su cui è possibile montare una pala frontale, delle gru idrauliche, o dei decespugliatori.
Molto frequente è anche l’accoppiamento di verricelli forestali mobili con i trattori agricoli di potenze da 30 a 80 kW. Questi verricelli sono azionati dalla pdp attraverso frizioni a 3-5 dischi e ingranaggi a bagno d’olio.
La forza di tiro dei verricelli mobili varia tra 35 e 80 kN, utilizzando funi con diametri di 8-12 mm, con lunghezza massima di 80-150 metri su cui corrono ganci scorrevoli tipo “choker” per il concentramento del legname, possono essere azionati da comandi meccanici, elettroidraulici o radioguide che ne permettono il controllo a distanza.
Quando le distanze di esbosco e le pendenze aumentano si ricorrere all’impiego delle teleferiche: si va dagli impianti fissi delle Alpi (azionati da argani su slitta) a quelli semoventi i cui argani possono essere collocati su pianali di autocarri assieme a torrette per il rinvio delle funi e possono essere accoppiati con un braccio idraulico dotato di testa allestitrice.
Il mulo meccanico
Per l’esbosco di legna da ardere, rimane però sempre diffuso il trattore agricolo munito di gabbie, per portare a valle il tronco pulito. Solo in alcune realtà limitate si è diffuso l’impiego di diverse soluzioni, come quelle dell’avvallamento controllato per mezzo di canalette in polietilene.
Poche innovazioni, insomma, che in questo settore è spesso legata al basso valore aggiunto della risorsa legnosa a cui consegue una bassa qualificazione della manodopera, che quindi non domanda mezzi forestali concepiti propriamente per questo tipo di lavoro.
Trattamento dei residui
Una delle difficoltà maggiori nella logistica di esboscamento e movimentazione del legno è la gestione del suo ingombro. Al fine di ridurre l’ingombro sterico di rami e cime ed ottenere un materiale facilmente trasportabile ad uso energetico.
La produzione delle scaglie “chips” si è diffusa dove esiste garanzia di un conferimento del prodotto ad un prezzo adeguato, attraverso la domanda di centrali termiche o elettriche. Questa operazione viene solitamente svolta agli imposti impiegando cippatrici, usate per ridurre in piccole scaglie il legno.

Il cippato, ha una pezzatura che va da 10 a circa 70 millimetri. Sono macchine azionate dai trattori agricoli o dotate di motori autonomi. I modelli azionati dai trattori agricoli possono impiegare come organo di taglio un disco o un tamburo con coltelli, e richiedono pdp da 80-150 kW; i modelli con motore autonomo presentano motorizzazioni di 200-400 kW, sono carrellate o autoportate e generalmente dotate di organo di sminuzzatura a tamburo.
I modelli più diffusi sono associati ad una gru idraulica per l’alimentazione della macchina, mentre lo scarico delle scaglie avviene direttamente all’interno di rimorchi o in contenitori scarrabili per mezzo di un collo d’oca orientabile.
Le macchine con motorizzazione indipendente raggiungono produttività massime nell’ordine delle 20 t per ora nella sminuzzatura di diametri massimi di 70 cm.
Le stesse macchine sminuzzatici possono essere portate sul pianale del trattore articolato portante, solidali ad una gru idraulica e ad un container al fine di eseguire la raccolta e sminuzzatura di piante o dei residui direttamente in bosco.