Riforma Irpef: basta per i problemi degli agricoltori? La domanda è lecita perché si ha la sensazione che, in generale, scarseggino proposte serie per cercare, se non di risolvere, almeno di affrontare razionalmente il problema.
Il Governo Italiano ha fatto ricorso allo strumento fiscale, l’unico adottato in Italia per dare una parvenza di attenzione alla questione, perchè in generale si produce quasi sempre consenso nel momento in cui si riducono le imposte o si introducono incentivi; dall'altro non si creano problemi politici immediati in quanto gli effetti di queste misure si scaricano sul bilancio pubblico e appaiono quindi, almeno in apparenza, privi di costi.
Supporto fiscale agricolo
L’intervento recentemente varato a favore dell’agricoltura si inserisce perfettamente in questa logica: viene infatti introdotto un nuovo meccanismo di tassazione differenziata dell’Irpef solo per gli agricoltori. Come ben analizza il Sole 24 Ore:
Il vantaggio principale per gli agricoltori è rappresentato dal fatto che nel nostro Paese i redditi dell’agricoltura (agrari e dominicali) sono tradizionalmente tassati in base a catasto con rendite che rappresentano in media poco più del 10% del reddito reale.
Il settore inoltre beneficia di un regime speciale Iva consistente in una apposita detrazione che compensa l’imposta dovuta che non viene quindi versata al fisco, ma si traduce in un finanziamento monetario diretto all’imprenditore pari al valore dell’imposta fatturata ed incassata sulle vendite.
A favore del settore vi è poi un’aliquota ridotta sul gasolio agricolo, e l’imposta di registro in misura fissa. Gli agricoltori sono anche esentati dall’obbligo dell’assicurazione contro le calamità naturali, introdotto con l’ultima legge di bilancio per le altre imprese.
Inoltre, a partire dal 2014, è iniziato un processo di ulteriore, specifica riduzione della tassazione attraverso l’inclusione nel reddito agrario le cosiddette attività “connesse”, vale a dire quelle che implicano manipolazione, trasformazione e commercializzazione dei prodotti agricoli, che precedentemente erano considerate redditi di impresa trattandosi di attività chiaramente industriali. In questo modo la tassazione del settore si è ulteriormente ridimensionata.
In successione sono intervenute l’esenzione dall’Irap (dal 2016) dall’Imu (dal 2016), e infine dall’Irpef (dal 2017).
A tutti questi benefici, che favoriscono soprattutto le imprese di maggiore dimensione, si aggiungono i contributi extratributari della politica agricola comune, la PAC, oggi giustamente posta da più parti in discussione.
Perchè si tutela il settore agricolo
La ragione principale per cui tradizionalmente si prevedono sostegni e sussidi al settore agricolo consiste nel fatto che le imprese del settore, soprattutto le più piccole, garantiscono la tutela e la conservazione del territorio, dei corsi d’acqua e della biodiversità, beni pubblici di interesse generale.
Oltretutto il settore agricolo è caratterizzato da un rischio d'impresa estremamente elevato, e direttamente connesso a fattori esogeni (es rischi derivanti da fenomeni naturali, meteo in primis) o intrinseci del mercato (incremento costi di produzione od oscillazione dei prezzi di mercato).
Per questi operatori vanno previsti incentivi tali da convincerli a rimanere sul territorio, anche di carattere fiscale e contributivo. Ma estenderli a tutto il settore è forse meno logico.
La politica di tutela del settori agricolo va riprogettata?
È l’intera politica economica relativa al settore agricolo che andrebbe rivista e ripensata.
Negli ultimi decenni, la produzione agricola tradizionale è stata fortemente ridimensionata dallo sviluppo dell’agroindustria, delle fabbriche agroalimentari, cui si aggiunge il potere della grande distribuzione nella fissazione dei prezzi di vendita che ha ridotto i ricavi, mentre i costi, sulla cui determinazione gli agricoltori nulla possono, aumentavano, i redditi diventavano sempre più precari, e il lavoro sempre più pesante.
Sarebbe necessario quindi rafforzare i produttori prevedendo o incentivando associazioni e organismi dei venditori per riequilibrare i rapporti di forza. (fonte il Sole 24 Ore)
È indispensabile quindi, ed urgente, cambiare radicalmente le politiche fin qui seguite, introdurre incentivi molto potenti per la riconversione generale del settori, compensare le perdite, e costruire una nuova e sostenibile agricoltura.
In questa direzione dovrebbero indirizzarsi la PAC e gli altri sussidi che sarebbero necessari a livello nazionale a fini integrativi. Né va dimenticata la concorrenza dei prodotti esteri ai quali si dovrebbero applicare tutte le misure di tutela della produzione interna.
È la stessa natura dello scenario produttivo agricolo, così complesso e intrecciato a suggerire che il solo intervento sulle tasse serva davvero a poco.