Fitofarmaci, non saranno dimezzati: esultano le associazioni di categoria. Il Parlamento Europeo ha infatti respinto la proposta di riduzione dei fitofarmaci. Esito accolto positivamente da tutto il comparto.
L'Europa respinge quindi, con votazione plenaria, la proposta di riforma dei fitofarmaci che prevedeva di ridurre almeno del 50% il loro uso, di renderli più sicuri e di ridurre del 65% l’uso dei prodotti più pericolosi.
La notizia è stata bene accolta da tutte le associazioni di categoria. A partire da Coldiretti e Filiera Italia, secondo cui
il mancato accordo dell’Europarlamento sulla proposta di uso sostenibile dei fitofarmaci (Sur) salva le produzioni alla base della Dieta Mediterranea, dal vino al pomodoro, messe a rischio dalla irrealistica proposta di dimezzare l’uso di fitofarmaci.
Un provvedimento che avrebbe avuto un impatto devastante sulla produzione agricola dell’Unione Europea e nazionale aprendo di fatto le porte all’importazione da Paesi extra Ue che non rispettano le stesse norme sul piano ambientale, sanitario e del rispetto dei diritti dei lavoratori.
La posizione di Confagricoltura
Confagricoltura: “Aprire ora una nuova pagina per rafforzare la sostenibilità del settore”
A queste parole fa eco la dichiarazione rilasciata da Massimiliano Giansanti, Presidente di Confagricoltura:
Una giornata decisamente positiva per le imprese agricole italiane. Ringraziamo i parlamentari europei italiani che hanno sostenuto la posizione espressa da Confagricoltura.
È possibile ora aprire una pagina nuova per rafforzare la sostenibilità ambientale del settore agricolo, senza mettere a rischio il potenziale produttivo del settore. Facciamo affidamento sull’azione del governo italiano per stringere ora le necessarie alleanze in seno al Consiglio.
Non è in discussione – conclude Giansanti – l’obiettivo di tagliare il ricorso alla chimica nei processi produttivi, a vantaggio delle risorse naturali e della biodiversità. Ma vanno messe da parte le impostazioni ideologiche, lasciando la strada aperta alla ricerca, alle innovazioni e agli investimenti.
Cia-Agricoltori: “A Bruxelles accolte le nostre ragioni”
Esprime così la sua soddisfazione Cristiano Fini, presidente di Cia-Agricoltori Italiani, dopo l’esito della votazione in plenaria che ha ribaltato le decisioni della Commissione Ambiente, bocciando la relazione finale.
Non si era tenuto conto delle esigenze del mondo agricolo sin da principio, mentre a Bruxelles sono state accolte le nostre ragioni. Gli agricoltori sono i primi a voler contribuire alla sostenibilità, ma chiediamo nuovi strumenti e pragmatismo.
Secondo Cia, la proposta del Parlamento sull’uso sostenibile dei fitofarmaci avrebbe dovuto seguire una linea più ragionevole, soprattutto nella definizione delle tempistiche per la transizione, tenendo conto delle reali esigenze dei produttori.
Anche i tentativi dell’ultimo minuto per inserire elementi migliorativi proposti dalla Comagri non sono bastati.
Agli sforzi già compiuti dal mondo agricolo non era stato dato il pieno riconoscimento – conclude Fini.
Speriamo ora che il Parlamento e il Consiglio facciano, invece, passi in avanti sull’approvazione della legislazione sulle tecniche di evoluzione assistita (TEA), che rendono le colture più resistenti e meno necessari i fertilizzanti, contribuendo ai piani di Bruxelles per un sistema agroalimentare più sostenibile.
Copagri: “Evitate ripercussioni drammatiche sul Primario”
La decisione del Parlamento Europeo di rigettare la nuova proposta di regolamento sull’uso sostenibile degli agrofarmaci, che avrebbe comportato insostenibili tagli da mettere in atto nei prossimi anni, viene incontro alle istanze avanzate dai produttori agricoli del nostro paese, che sono da tempo impegnati in prima linea per assicurare la sostenibilità delle produzioni.
Lo sottolinea il presidente della Copagri Tommaso Battista a margine del voto dell’Eurocamera.
Una simile iniziativa avrebbe avuto ripercussioni drammatiche sul Primario nazionale, andando a ridimensionare sensibilmente diverse filiere produttive, rimarca Battista, puntando il dito sulla mancanza di una seria e approfondita valutazione d’impatto delle ricadute economiche e socio-ambientali della proposta di regolamento, avanzata peraltro senza considerare la disponibilità di valide alternative a disposizione degli agricoltori per difendere le proprie produzioni.