Impresa agricola: nella sua gestione oculata serve tenere sotto controllo la solvibilità finanziaria e la redditività. 

Un imprenditore agricolo deve sempre avere un’idea precisa di solvibilità finanziaria e redditività. L’analisi di bilancio per indici garantisce informazioni precise e puntuali, che, però, vanno adeguatamente interpretate. Di seguito vogliamo indicarvi le scorciatoie per non sbagliare

Impresa agricola: occhio a solvibilità finanziaria e redditività

Come fare senza l'index analysis

Per verificare costantemente sia la solidità finanziaria della propria azienda che la redditività dell’attività svolta l'imprenditore agricolopuò ricorrere all’analisi di bilancio che, attraverso il calcolo di opportuni indici, fornisce un quadro preciso e puntuale della situazione aziendale (non per niente è lo strumento che le banche e le società finanziarie utilizzano per decidere se concedere o meno un prestito ad un’impresa).

L’index analisys è, però, uno strumento complesso che richiede un’accurata interpretazione delle informazioni ottenute. In poche parole bisogna saper leggere bene gli indici.

Fortunatamente è possibile avere un’idea immediata sull’andamento dell’attività imprenditoriale partendo da un documento già normalmente disponibile in azienda: il Bilancio d’Esercizio. 

Impresa agricola: occhio a solvibilità finanziaria e redditività

Struttura finanziaria e solvibilità

Il prospetto del Bilancio d’Esercizio che fornisce indicazioni finanziarie è, come sappiamo, lo Stato Patrimoniale. Esso, secondo lo schema previsto dal Codice Civile, è composto da due sezioni, l’attivo e il passivo. L’attivo include i beni strumentali (immobilizzazioni), i crediti ed i ratei e risconti attivi; il passivo il patrimonio netto (capitale proprio più riserve da accumulo di utili precedenti), i debiti ed i ratei e risconti passivi.

Data la minore intuibilità rispetto alle altre voci, ricordiamo brevemente cosa sono i ratei ed i risconti.

In particolare i risconti attivi sono storni di costi manifestatisi nel periodo considerato ma di competenza del periodo immediatamente successivo; i ratei attivi sono quote di ricavi di competenza del periodo in esame che si manifesteranno nel periodo immediatamente successivo; i risconti passivi sono storni di ricavi manifestatisi nel periodo considerato ma di competenza del periodo immediatamente successivo; i ratei passivi sono quote di costi di competenza del periodo in esame che si manifesteranno nel periodo immediatamente successivo.

Una semplice riaggregazione delle voci permetterà di valutare rapidamente la bontà della struttura finanziaria dell’impresa e la sua solvibilità. L’attivo, ad esempio, può essere riaggregato in attività non correnti (ossia non immediatamente disponibili) e attività correnti. In maniera analoga il passivo può essere riclassificato in patrimonio netto, passività correnti e passività non correnti.

Soia: perchè è ancora la coltura vincente per il 2023

L’imputazione delle singole voci alle nuove categorie individuate è molto semplice.

Le attività non correnti sono costituite dalle immobilizzazioni e dai crediti con scadenza oltre l’anno successivo; le attività correnti dai crediti (tutti) con scadenza entro l’anno successivo, dalla liquidità (denaro sui correnti bancari e in cassa) e dai ratei e risconti attivi.

Allo stesso modo le passività non correnti sono composte dai debiti con scadenza oltre l’anno successivo (ad esempio i mutui), mentre le passività correnti sono composte dai debiti con scadenza entro l’anno successivo e dal Fondo Trattamento di Fine Rapporto (TFR) dei dipendenti. Perché la cosiddetta liquidazione, che verrà pagata al dipendente solo al momento delle dimissioni o licenziamento, va inserita tra le passività correnti?

Perché, teoricamente, un dipendente più dare le dimissioni in qualsiasi momento (il preavviso è, al più, di qualche mese) ed il TFR gli va liquidato entro 30 giorni dalla cessazione del rapporto di lavoro.

STATO PATRIMONIALE ATTIVO
Attività non correnti          Immobilizzazioni crediti oltre l’anno
Attività correnti Crediti entro l’anno (tutti), liquidità, ratei e risconti attivi

STATO PATRIMONIALE PASSIVO

Patrimonio netto

Capitale sociale, riserve
Passività non correnti Debiti oltre l’anno
Passività non correnti Ratei e risconti passivi
Una volta operata questa riclassificazione, si vede subito che ci sono equilibrio finanziario e solvibilità solo quando le attività correnti sono maggiori delle passività correnti.

In particolare un rapporto tra attività correnti e passività correnti maggiore di 1 indica che l’impresa è in grado di far fronte alle uscite future di breve periodo con le entrate future derivanti dal realizzo delle attività correnti.

Naturalmente un valore inferiore ad 1 indica una situazione di grave difficoltà finanziaria e di futura insolvenza.

Impresa agricola: occhio a solvibilità finanziaria e redditività

La redditività

Qualsiasi imprenditore deve chiedersi se il capitale investito nell’attività imprenditoriale gli garantisce un rendimento superiore a quello di investimenti alternativi, come, ad esempio titoli di stato, obbligazioni etc.

Per farlo è sufficiente confrontare il risultato della gestione caratteristica con il patrimonio netto. Il risultato della gestione caratteristica è dato dalla differenza fra i ricavi delle vendite e ed i costi della produzione, tutti valori ricavabili dal Conto Economico civilistico (vale a dire senza neppure bisogno di riclassificazioni).

Per costi della produzione s’intendono quelli sostenuti per ottenere i prodotti da vendere. Essi riguardano, normalmente, gli acquisti di materie prime, le spese per servizi, i canoni di locazione, gli stipendi, gli ammortamenti dei beni strumentali e agli altri oneri diversi di gestione.

In pratica viene presa in considerazione, sia in termini di ricavi che di costi, esclusivamente l’attività tipica dell’impresa.

Gestione caratteristica

+ Ricavi delle vendite

- Acquisti di materie prime

- Spese per servizi

- Costi per il godimento dei beni di terzi

- Costi per il personale

- Ammortamenti

- Altri oneri diversi di gestione
= Risultato Operativo della Gestione Caratteristica
Un rapporto tra risultato della gestione caratteristica e patrimonio netto superiore di un paio di punti percentuali al rendimento dei principali investimenti alternativi è da considerarsi un buon risultato.
Un risultato insoddisfacente, tuttavia, non vuol dire che sia meglio chiudere l’azienda e investire il capitale in titoli di Stato.

Al contrario è un segnale d’allarme, che l’imprenditore dovrà cogliere cercando di rendere più profittevole la propri attività.

Canapa: la coltura alternativa per il 2023

Redditività e solvibilità finanziaria sono, peraltro, strettamente legate tra loro: un’impresa con un risultato della gestione caratteristica abbondantemente positivo, produrrà attività correnti (crediti e liquidità) maggiori delle passività correnti (debiti), generando una struttura finanziaria solida in grado di sostenere anche finanziamenti esterni a scopo espansivo.