Il sovescio torna in voga nel 2023, quando ancora si farà sentire la "botta" per l'aumento dei costi per acquistare fertilizzanti. 

Dall’arricchimento della materia organica al rallentamento dell’erosione fino al mantenimento dell’azoto nitrico. Torna prepotentemente d’attualità il sovescio e i vantaggi di un vero e proprio concime in verde.

Non solo, la diminuzione della disponibilità di letami provenienti da allevamenti è tornata di grande attualità la questione relativa ai metodi attraverso i quali apportare sostanza organica in campo.

Sovescio: torna in voga nel 2023

La pratica del sovescio è tornata in voga, lasciando in secondo piano alcuni effetti collaterali indesiderati ma tecnicamente prevedibili e gestibili, in ragione di molteplici aspetti positivi sul suolo.

Fertilizzare a centimetro zero

Già nella premessa del problema si scorge una possibilità, ovvero si evita di portare in azienda del materiale che risulta viziato in maniera a volte considerevole da difetti legati tanto alla gestione dell’allevamento, soprattutto in termini di gestione del cumulo di letame rispetto alla sua maturazione, con trasformazione più o meno completa della sostanza organica in varie sostanze preziose per il terreno.

Sovescio: torna in voga nel 2023

Citiamo humus e acidi organici complessi di varia natura – e la contemporanea repressione di forme di vita poco gradite come funghi patogeni e semi di erbe infestanti.

Le colture da interrare

Per supplire a tale mancata forma di apporto in S.O. corre in aiuto il sovescio. Tecnicamente è l'impianto di una coltura erbacea con essenze in purezza o consociate, destinata a essere totalmente interrata in funzione fertilizzante della coltura che la succede o dell'arboreto all'interno del quale è stato seminata.

Sovescio: torna in voga nel 2023

È una tecnica di fertilizzazione che per la sua polivalenza si può definire strategica, particolarmente nella fase di conversione e oltretutto è di facile applicazione, con risultati ottimi per l'influenza positiva sulle caratteristiche chimico, fisiche e microbiologiche del terreno, anche perché in grado di produrre enormi quantità di azoto a costi decisamente contenuti, rispetto all'equivalente acquistato sul mercato dei mezzi tecnici (in un momento di crisi e di alta propensione al risparmio come quello attuale).

Quanti benefici

I lati positivi di questa tecnica sono molteplici e non limitati alla funzione fertilizzante.

Si estende ai molteplici benefici che la copertura delle colture, hanno sulla protezione di suolo e falda, sulla stabilità della struttura, sul controllo delle infestanti e di alcuni parassiti. Il sovescio protegge il suolo quando la copertura del suolo stesso coincide con i periodi di maggiore e intensa piovosità, si ha una limitazione dei processi erosivi soprattutto nei terreni scoscesi.

E protegge anche la falda idrica considerando che tutte le colture di coperture sono anche considerate colture trappola cioè capaci di trattenere nitrati che altrimenti liscivierebbero in falda.

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Gli essudati radicali e gli organismi della rizosfera, ulteriormente stimolati dalla sostanza organica interrata, aumentano la stabilità dei grumi strutturali e le sostanze preumiche, prodotte dalla degradazione dei tessuti vegetali, hanno un notevole potere aggregante.

La grande massa di S.O. interrata e concentrata nei primi 10, 15 cm, contribuisce in modo sostanziale alla risposata positiva del terreno al passaggio degli attrezzi, per la preparazione del letto di semina, che deve avvenire in un periodo di tempo ristretto.

A ciò si aggiunge l'azione delle radici, capaci di influenzare anche l'attività microbiologica. Le radici delle Leguminose, esplorano strati di terreno più profondi del franco di lavorazione mentre quelle di Graminacee e Crucifere non hanno la stessa capacità di penetrazione e utilizzano i cunicoli esplorati da queste, contribuendo però con una massa enorme di radici fine, le più significative per la creazione di aggregati strutturali.

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Il sovescio svolge anche un importantissimo e indispensabile, effetto rinettante, per competizione diretta con le infestanti ed azione meccanica degli interventi previsti dalla tecnica, in periodi in cui il terreno resterebbe scoperto con essenze spontanee, assolutamente egemoni, per il cui controllo sarebbero necessari diversi passaggi meccanici.

Tutti i sovesci sono capaci di stimolare la proliferazione della microflora terricola che ha di per se un'azione di prevenzione e contenimento verso la specializzazione di microrganismi patogeni.
 
 

A braccetto con la rotazione

Inserire in rotazione un sovescio, nella cui composizione ci sia presenza significativa di Leguminose, offre l'opportunità di abbreviare il tempo di passaggio di queste piante, su tutta la superficie aziendale. Una rotazione quadriennale che prevede solo una Leguminosa, necessita di quattro anni perché questa passi su tutta la superficie aziendale.

Se nella gestione precedente, la rotazione era stretta e non prevedeva Leguminose, ci si scontra con il paradosso di fare agricoltura biologica su campi in cui la rotazione è solo virtuale per molti anni. In questo caso l'inserimento di un sovescio di Leguminose, può aiutare dimezzare questi tempi.

È un'azione particolarmente significativa nella fase di conversione, per ottenere precessioni favorevoli quando ancora non si sono raggiunti   livelli di fertilità soddisfacenti e   la rotazione scelta non è ancora a regime.
 

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Una scelta attenta

La scelta delle essenze è determinante. Si scelgono le essenze che riescono a colonizzare velocemente il terreno e produrre il massimo della biomassa nel periodo che intercorre tra la semina del sovescio e l'impianto della coltura che ne beneficerà.

Generalmente l'erbaio misto è la soluzione tecnica più corretta e maggiormente rispondente alle molteplici azioni che ci si possono attendere da questa tecnica. Con l'erbaio misto c'è suddivisione del rischio, equilibrio nei tempi di rilascio dei nutrienti, più rapido nelle Leguminose e più lento, in ordine progressivo, per Crocifere e Graminacee, diversificazione e competizione.

Va inoltre tenuto presente il contributo significativo degli apparati radicali, (quota biomassa umificabile, profondità di terreno esplorato, interazione con i microrganismi terricoli, per capacità di mobilizzazione degli elementi del suolo) varia notevolmente da pianta a pianta.

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L’erbaio misto è la scelta più completa, con l’attenzione che in pieno campo non è facile seminare bene, cioè omogeneamente, più di due o tre essenze senza moltiplicare il numero di passaggi (i semi di peso e dimensioni completamente diverse, non possono essere seminati in miscela ma separatamente).

Preparazione del terreno

Per l'impianto di un erbaio da sovescio e, particolarmente nei primi anni della conversione, l'intervento in profondità con attrezzi discissori, appare il più idoneo. L'azione meccanica delle radici è tanto più efficace per quanto è sviluppato e ramificato l'apparato radicale.

La lavorazione profonda all'impianto trova giustificazione anche nel fatto che all'interramento dell'erbaio da sovescio non si fa e non si deve fare, un intervento in profondità, agendo solo sui primi 10-20 cm di terreno.

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Generalmente le specie da sovescio (Erba medica, Trifoglio Violetto, Lupino e Cavolo Cinese) raggiungono anche 1,5 - 2 m di profondità, andando ben oltre il franco di coltivazione: per un erbaio da sovescio si può quindi ipotizzare la semina su sodo, decisamente interessante per costi e tempestività di intervento.

Fertilizzazione, si può evitare?

Generalmente prevale l'abitudine di non concimare il sovescio. Non sempre però. Bisogna sempre considerare il bilancio umico, calcolato sull'intera rotazione, quindi l'uso di ammendanti può essere necessario.

Non tutte le essenze sono capaci di fissare l'azoto. All'incorporazione nel terreno di sostanza organica poi, corrisponde aumento dell'attività microbica e sviluppo di processi biochimici, che favoriscono la solubilizzazione di molti elementi che rischiano di rimanere inutilizzati.

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Quando e come interrare?

L'epoca di interramento ottimale per sfruttare la più rapida cessione dei nutrienti contenuti nei tessuti, è la fase di prefioritura.

In questa fase del ciclo vegetativo la pianta ha raggiunto il suo massimo sviluppo e da quel momento in poi inizia ad aumentare la percentuale di fibra nei tessuti, cioè sale il rapporto C/N e con questo il tempo di cessione.

Si può intervenire a fioritura inoltrata, per colture erbacee quali Mais, Sorgo o Girasole. Una volta stabilito quando intervenire, condizioni atmosferiche permettendo, tutta la biomassa prodotta va trinciata per ridurre i volumi che gli attrezzi devono interrare o, meglio, miscelare ai primi strati di terreno.

È opportuno che la macchina trinciatrice monti i martelli, che compiono un'azione di polverizzazione della massa, mentre con i coltelli prevale l'azione di sfibratura, in modo da renderne più completa la coesione con il terreno al momento dell'interramento. Questo per eliminare gli effetti negativi di fermentazioni anaerobiche, causate da masse verdi di eccessive dimensioni, troppo umide e compattate. Prima di essere interrata la massa verde va lasciata asciugare sul terreno per circa due giorni.

Sovescio: torna in voga nel 2023

“Superficialità” è cosa buona

L'interramento deve essere sempre superficiale e può essere fatto a seconda del tipo e delle condizioni del terreno, con frangizolle, zappatrice, estirpatore, chiesel e coltivatori a denti elastici.

Gli ultimi tre funzionano se la trinciatura è stata fatta con trinciatrice sul cui rullo sono montati i martelli, altrimenti i denti degli attrezzi si caricano di biomassa che viene trascinata, rendendo meno omogenea la distribuzione sul terreno.

L'obiettivo deve essere sempre quello di miscelare nel modo più omogeneo possibile la massa verde al terreno. Mai intervenire con arature profonde perché, oltre a rendere difficile la captazione dei nutrienti da parte delle giovani radici, le fermentazioni anaerobiche che ne derivano possono agire negativamente sullo sviluppo radicale della coltura inibendolo.
 

Semina e trapianto

La semina o il trapianto della coltura successiva può avvenire 15 - 20 giorni dopo l'interramento. Un minimo rischio di non riuscire a preparare un buon letto di semina o quello di una eccessiva competizione idrica, ci ci sono.

In effetti, se l'andamento stagionale è particolarmente sfavorevole, ci può essere qualche problema di stress idrico nel caso di siccità o di semina ritardata nel caso di eccessiva piovosità.

Bisogna sempre comunque tenere presente che la grande massa di sostanza organica interrata ha un effetto positivo sulla struttura, che questa ha anche un'ottima funzione equilibratrice del bilancio idrico del terreno e che 300 - 400 q di biomassa verde contengono mediamente 25 m3 d'acqua, gran parte della quale evapora ma una quantità significativa torna al terreno.
 
 

 Ma quanto fertilizza?

È la domanda più importante. Un contributo in elementi nutritivi decisamente molto utile per la realizzazione di colture da reddito che, convenientemente, seguono un sovescio.

L'interesse per questa tecnica si concentra spesso ed erroneamente, solo sull’Azoto ma non trascurabile è anche l'apporto di Potassio, ancor più elevato quando nella composizione del sovescio ci sono Crucifere.

Meno rilevante, invece, il quantitativo assoluto di Fosforo, non molto presente nei tessuti giovani ma, probabilmente già mobilizzato e disponibile a ridosso dell'apparato radicale per svolgere le funzioni di traslocazione dei nutrienti dalle radici al frutto, per la chiusura del ciclo vegetativo. Rispetto al contributo aggiuntivo di Azoto, proveniente dall'attività radicale delle Leguminose inserite nel miscuglio, ci sono interessanti informazioni sulla velocità con cui le diverse piante della famiglia fissano l'Azoto atmosferico. Q

ueste evidenziano significative differenze di velocità di azotofissazione tra alcune leguminose a determinate temperature. Il parametro di autofissazione per l’Azoto è quello dei 42 giorni a 10 °C impiegati dalla Veccia vellutata, pianta considerata la più efficiente in questo campo. Il Favino, nello stesso periodo e nelle stesse condizioni di temperatura, fissa circa il 50% in più, mentre risultano molto più lenti i Trifogli.  

A 20° C e intorno ai 105 giorni, la Veccia già fissa la stessa quantità del Favino, mentre con la temperatura di 10° C è capace di fissare una quantità doppia di quella di cui è capace il Favino. Per quanto concerne iI rilascio di questa enorme quantità di nutrienti, diversi studi concordano nel dire che, soprattutto nei primi anni, non più del 50% dei nutrienti potenziali forniti da un sovescio, sono rilasciati con prontezza, mentre l'altra parte resta a disposizione per l'anno successivo.

Sovescio: torna in voga nel 2023

La disponibilità è correlata anche al tasso di sostanza organica presente nel terreno, più è bassa e minore è il rilascio immediato. Quindi, un sovescio fatto nelle prime fasi della conversione da effetti immediati, sulla coltura che ne deve beneficiare, inferiori alle sue potenzialità, ma darà comunque un contributo al bilancio generale, e negli anni successivi.

Resta comunque interessante constatare che anche il solo 40-50% di disponibilità, può corrispondere a quantità notevoli di Azoto, equiparabili ad investimenti economici consistenti, se fossero somministrate con qualsiasi tipo di fertilizzante organico in commercio che, comunque, non potrà mai avere, da solo, la stessa importanza agronomica del sovescio. Un altro contributo importante arriva dall'Azoto che le colture di coperture sono capaci di trattenere, limitando la lisciviazione in falda dei nitrati.