La coltivazione dell'Elicriso per il 2024 può rappresentare una grande scommessa. Siamo in tempi di grande incertezza "agronomico colturale" vista l'instabilità dei prezzi e soprattutto dei fattori produttivi, quali prezzi di fitofarmaci fertilizzanti, o anche del gasolio agricolo.
Una saggia scelta potrebbe essere quella di dirigersi verso colture "facili", non troppo delicate o necessitanti di cure o nutrienti e con un valore sul mercato tutto sommato in grado di giustificarne la colticvazione.
Una coltura con questi requisiti potrebbe essere l'elicrisio, che predilige terreni leggeri, non eccessivamente fertili e non ha grosse esigenze in termini idrici e nutrizionali. Richiede solo esposizione diretta al sole. Ed è proprio grazie a questa sua "facilità colturale" che forse l'Elicriso potrebbe trovare nuovi sbocchi nella grande industria, probabilmente anche in quella zootecnica.
Elicriso: pianta tenace
Dell'Elicriso basta guardarne l’aspetto e il portamento, ed è subito chiaro. Si tratta di una pianta rustica, che non ha grosse esigenze dal punto di vista agronomico. Si presenta infatti con fusti legnosi e contorti, con rami arcuati, ascendenti e rivestiti di peli.
Anche le foglie sono tipiche delle piante resistenti e si presentano fitte, lineari, verde-argentato, quelle inferiori sono tomentose.
Secondo la classificazione botanica rientra nella grande famiglia delle Asteraceae, e a confermarlo ci sono i fiori - riuniti in corimbi, classificabili come capolini gialli di forma rotonda e con petali sottili - e anche il frutto, che è un achenio.
Stiamo parlando dell’Elicriso, pianta fino a oggi relegata al ruolo di pianta officinale e ornamentale, che potrebbe presto lasciare balconi, terrazze e piccoli giardini fai da te, per essere eletta a pianta da pieno campo, con destinazione grande industria.
Habitat no problem
Proprio per le caratteristiche botaniche appena descritte, l’Elicriso è una pianta termofila, diffusa soprattutto nella bassa macchia mediterranea. Non teme i luoghi incolti, pietrosi, assolati e aridi.
Cresce comunque anche oltre i mille metri di altitudine, a patto che ci sia una buona esposizione solare. In ogni caso, se la si vuole coltivare, occorre metterla a dimora al sole diretto e, se il clima di presenta rigido, provvedere con una pacciamatura a base di residui colturali.
Dal punto di vista idrico ha ben poche pretese, anzi. L’irrigazione si rende infatti necessaria solo nelle prime fasi del ciclo colturale: semina, trapianto, prima fasi di sviluppo. Quello che può fare danno sono i ristagni idrici, quindi se proprio si deve procedere con un’irrigazione di soccorso, occorre farlo con moderazione.
La tecnica agronomica
In teoria l'Elicriso è una pianta perenne, ma se coltivata le si riconosce un ciclo economico-culturale stimato in 6 anni, con picco delle rese tra il terzo e il quarto anno.
Si può trapiantare (piantine o talee) o seminare, con il rischio però della scalarità di sviluppo e, soprattutto, del sopravvento delle infestanti, che nella prime fasi spesso ne hanno la meglio.
Meglio se il terreno è leggero, sabbioso e dunque con una buona attitudine al drenaggio. Per avere piantine ben formate in marzo–aprile, la semina in semenzaio è consigliabile alla fine dell'estate. Nulla osta a passare direttamente dal semenzaio al pieno campo.
La scelta del sesto d'impianto dipende naturalmente da una serie di fattori, ma per ottenere un impianto fitto, si può procedere con 45-50 x 15-20 cm, il che significa 12-18 piante al metro quadro.
Quanto alla concimazione, fosforo e potassio sono da distribuire in dose di 80-100 kg/ha, prima dell'impianto, con le lavorazioni di preparazione del terreno e successivamente, ogni 2-3 anni. Per l’azoto, dato che si praticano tagli ripetuti, sarà opportuno eseguire più somministrazioni frazionate - alla semina, alla ripresa vegetativa, dopo i tagli - in dose da 30-50 kg/ha.
Le lavorazioni sono ridotte all’osso, di fatto ci si limita alla sola sarchiatura e a un’eventuale rincalzata in autunno.
Per cosa si usa?
Il prodotto principale che si ricava dalla coltivazione dell’elicriso è un olio essenziale di colore giallo delicatamente profumato, “un incrocio” tra rosa, camomilla, liquirizia. A volte però l'olio appare piuttosto denso, con caratteristiche simili all'olio di oliva.
Se si vuole ottenere l’olio essenziale, è bene procedere alla raccolta di tutta la parte aerea, se invece si coltiva per ottenere fiori secchi da ornamento, la raccolta è manuale. In piena produzione si possono ottenere fino a 8-12 t/ha di biomassa verde pari a 2,5-4 t/ha di prodotto secco.
II contenuto di olio essenziale è pari allo 0,2-0,4%, con possibilità di ottenere da 5-6 fino a 14-15 chili di olio essenziale per ciascun ettaro coltivato.