Viticoltura: + 20% cin costi a causa del clima.

Quella del 2024 in Italia è una vendemmia precoce. Il caldo e la mancanza di pioggia al Sud hanno infatti anticipato il taglio del primo grappolo di una quindicina di giorni rispetto alla tabella di marcia.

E se sulla quantità ancora nessuno si sbilancia, sui costi di produzione il segnale è già negativo: il clima fa impennare le spese dei viticoltori del 20%.

I numeri arrivano dalla Coldiretti, che ieri ha inaugurato la raccolta delle uve chardonnay nel Palermitano e ha anche riunito la sua consulta vitivinicola. La vendemmia 2024 è probabilmente quella con le maggiori incognite degli ultimi anni, e non solo per il forte anticipo dell’avvio.

Meteo a due velocità

A pesare quest’anno è soprattutto il meteo in un’Italia mai così divisa in due. In un Sud Italia assediato dalla siccità le viti sembrano aver resistito più delle altre colture.

Il caldo ha bloccato sul nascere il rischio peronospora, che lo scorso anno è costata all’Italia ben 11 milioni di ettolitri in meno.

La qualità delle uve al momento è buona, e se le piogge arrivassero entro la fine del mese assicurerebbero un risultato produttivo di tutto rispetto.

Al Nord, invece, le incognite sono legate al maltempo, con nubifragi e grandinate che si sono abbattuti sui vigneti, con i viticoltori che dovranno stare sempre più attenti alla scelta del giusto momento per la raccolta e la lavorazione in cantina.

Se il 2023 è il riferimento...

Ma il 2023 è un anno facile da battere, poiché in Italia ha visto arrivare nelle cantine solo 38,3 milioni di ettolitri, un calo del 23,2% rispetto al 2022.

Era dal 1947 che i viticoltori non raccoglievano così poca uva. Per questo tra le vigne oggi si guarda il cielo e si incrociano le dita. Se non altro, sembra archiviata l’emergenza peronospera, il fungo che l’anno scorso ha falcidiato la produzione in alcune zone d’Italia:

La produzione italiana, ricorda la Coldiretti, può contare su 635 varietà iscritte al registro viti, il doppio rispetto ai francesi, con le uve destinate per circa il 70% a Docg, Doc e Igt: 332 in particolare i vini a Denominazione di origine controllata, 76 quelli a Denominazione anche garantita e 118 infine quelli a Indicazione geografica tipica.

Da luglio a novembre, quando vengono raccolte le ultime uve di Aglianico e Nerello, la vendemmia in Italia dà lavoro a 1,3 milioni di persone, dal campo alla grande distribuzione.