Diabrotica e Piralide del mais sono sempre tra le minacce più sentite e temute nella coltura del mais.
Tra prevenzione, buone pratiche e lotta chimica, si possono sconfiggere entrambe le infestazioni in maniera soddisfacente. Vediamo quindi che cosa fare in questo 2023 in cui le mercuriali del mais dicono bene.
A quanto sembra, infatti, i listini sono in aumento su scala mondiale, e anche a livello locale.
Ma rimandando a tra qualche settimana la stima circa l’andamento del mercato, passiamo ai problemi in campo.


Il mais in crescita
Il mais, si sa, è una delle colture che dominano il paesaggio italiano nel periodo primaverile-estivo – l’ISTAT, nell’ultimo Censimento, ha rilevato circa 1 milione e 400mila ettari di superficie maidicola – ma è anche una delle colture per la quale è (quasi) utopistico parlare di assenza di lotta: contro i patogeni del mais occorre intervenire, altrimenti addio produzione.
Va anche ricordato che, per il mais come per tutte le altre colture, è ormai ampiamente condiviso che l'approccio alle avversità si basi sull’integrazione dei metodi di lotta preventiva agronomica con i metodi di lotta chimica.
Le insidie colturali
Nel caso del mais, la lotta è sostanzialmente contro Diabrotica virgifera virgifera e Ostrinia nubilalis (la piralide, per intenderci).
Infatti, i momenti di maggiore pressione sulla coltura sono esercitati dalle larve di diabrotica a carico delle radici tra maggio e giugno e in agosto a carico della granella e dello stocco dalle larve di piralide di seconda generazione.

Altri insetti dannosi sono gli elateridi (Agriotes spp.), le nottue (Scotia spp.) e le larve di maggiolino (Melolontha melolontha).
Nel primo caso si interviene con prodotti specifici a base di carbammati o fosforganici mentre contro gli attacchi di nottue i danni possono essere ridotti eliminando i ristagni idrici e ricorrendo all’uso di cultivar meno appetite dall’insetto.
Le malattie più diffuse sono invece quelle che provocano la marcescenza del seme e/o l’avvizzimento dei germinelli (Fusarium spp e Pytium spp.), i marciumi dello stocco e della spiga (Giberella spp. e Diplodia maydis), le malattie dell’apparato fogliare (Helmintosporium spp).

Contro gli agenti della marcescenza del seme e/o del germinello, si usano normalmente sementi conciate; le altre malattie si prevengono utilizzando varietà resistenti e lunghe rotazioni. In ogni caso, molto importante resta il capitolo prevenzione: si all’interramento dei residui colturali e alle lunghe rotazioni.
La prevenzione innanzitutto
Tornando agli attacchi di diabrotica e di piralide, va detto che il peggio si ha in caso di semine tardive e di cicli colturali ritardati.
Pertanto, i danni possono essere meglio tollerati o anche ridotti se il ciclo del mais è spostato quando più è possibile in primavera e la fioritura anticipata a fine giugno.
Infatti, se seminata tempestivamente e sostenuta durante le prime settimane dopo l'emergenza (concimazione localizzata, sarchiatura, concimazione azotata precoce in coperta), la pianta presenta un apparato radicale sufficientemente sviluppato e robusto da poter sopportare le rosure, o la vera distruzione di alcuni nodi radicali causata dalle larve di diabrotica, senza che vi siano allettamenti e soprattutto senza che s riduca in modo consistente la nutrizione idrica e l'assorbimento dei principi nutritivi.

Parallelamente, la semina tempestiva e la crescita sostenuta della pianta possono favorire una fioritura e un inizio della maturazione anticipata: quando le larve della piralide di 2° generazione iniziano la loro attività trofica sulla spiga - in genere tra il 20 di luglio e il 10 di agosto - la cariosside è già in pieno riempimento e quando saranno attive le larve di 3° e 4° stadio, ossia le più voraci, le cariossidi saranno in avanzata fase di maturazione e quindi meno soggette ai danni e alla colonizzazione delle muffe tossigene.
Come difendersi dalla Diabrotica
La Diabrotica virgifera virgifera è un insetto originario del Centro America. Giunto in Italia alla fine degli anni Novanta, si è rapidamente diffuso soprattutto nella Pianura Padana. Il pericolo è causato principalmente dalle larve, che danneggiano l'apparato radicale con conseguente allettamento della pianta.

Raramente gli attacchi degli adulti sulla parte verde della pianta provocano danni significativi; peraltro, l'erosione delle sete può compromettere l'impollinazione con conseguente ottenimento di spighe poco fecondate.
Tra le misure di contenimento e prevenzione appare efficace l'impiego di alcune pratiche agronomiche quali la scelta dell'ibrido, gli avvicendamenti colturali, le semine anticipate, la buona disponibilità irrigua e la rincalzature. I metodi di lotta chimica sono per lo più basati sull'utilizzo di concianti e geodisinfestanti.
Come difendersi dalla Piralide
Sebbene la piralide sia un insetto polifago, il mais è certamente il suo bersaglio preferito. Il grado di infestazione e l'entità dei danni legati alla presenza della piralide variano negli anni e sono legati soprattutto alle condizioni ambientali: le infestazioni sono favorite da estati ad andamento climatico particolare mite e umido con elevate temperature minime notturne.
La piralide compie 2-3 generazioni all'anno, sverna come larva matura nei residui delle culture rimasti in campo.

I danni causati sono molteplici: stroncatura dei fusti indeboliti dal loro interno a seguito delle gallerie scavate dalle larve, abbattimento dei pennacchi, disarticolazione delle pannocchie che possono cadere in fase di raccolta, danneggiamenti al tutolo e alla granella, con inserimento successivo di muffe e marciumi sui tessuti danneggiati che portano alla diminuzione la qualità del materiale raccolto.
Dunque i danni possono dunque essere fisiologici, quantitativi e qualitativi. Nel primo caso la formazione di gallerie porta a un’alterazione della funzionalità metabolica della pianta, che causa un decremento produttivo proporzionale all'attacco dell'insetto.
I danni di ordine quantitativi, invece, sono legati allo stroncamento dei tutoli, sempre a causa delle gallerie presenti, e alla perdita della pannocchia durante la fase di raccolta, mentre quelli di ordine qualitativo sono imputabili alle gallerie e ai fori causati dall'attacco che costituiscono la via d'accesso preferenziale di alcuni funghi parassiti, quali Fusarium e Aspergillus.

Per limitare i danni, anche in questo caso vale innanzitutto la prevenzione. Si può intervenire con alcune pratiche agronomiche, scegliendo varietà resistenti, poi procedendo con la rotazione delle colture, la trinciatura e interramento degli stocchi.
Si interviene con i prodotti chimici dopo aver monitorato la presenza degli adulti tramite l'utilizzo di trappole luminose o a feromoni; normalmente i trattamenti si effettuano con i trampoli. Per i piu’ temerari, ossia per coloro che vogliono intraprendere la strada della lotta biologica, si utilizza tricogramma maidis opportunamente lasciato nei campi di mais, in modo da assicurare un alto grado di parassitizzazione delle uova.
Le buona pratiche agricole
Per quanto riguarda le buone pratiche agricole (Reg. CE n. 1750/99) applicabili al mais, si rileva che la rottura di un prato stabile o di un medicaio, al fine di permettere al mais di avvantaggiarsi della sostanza organica lasciata da queste colture, porta sempre buoni risultati.

Per quanto riguarda le lavorazioni, normalmente è sufficiente una profondità di 35-40 cm, mentre per l’epoca è opportuno fare dei distinguo in funzione della granulometria del terreno. Per una coltura effettuata su terreni argillosi o franco-argillosi è consigliabile un'aratura estiva o autunnale; per colture effettuate su terreni più leggeri, invece, si adatta meglio un'aratura anche a inizio primavera o invernale.
Le lavorazioni secondarie sono costituite, nel primo caso, da due passaggi con estirpatore o con erpice a dischi e da uno o due passaggi con erpice a denti fissi o rotanti prima della semina; per la seconda tipologia di terreni, potrebbe essere sufficiente un solo passaggio con erpice rotante.

Nel caso in cui il mais segua il frumento o il colza è utile praticare, durante l’estate, alcune estirpature leggere per il controllo delle erbe infestanti.
Per quanto riguarda invece la distanza tra le file, di norma è di 75 cm, ma si può arrivare anche a 50 cm. Per quanto attiene il diserbo, si può intervenire in pre-emergenza a tutto campo o localizzato con rifiniture i post-emergenza, oppure solo in post-emergenza con uno o due interventi, a seconda delle necessità.
Vi sono tuttavia delle condizioni da rispettare: la prima riguarda l’utilizzazione del formulato commerciale o del principio attivo che, tra quelli disponibili e con analoga efficacia nei confronti dei parassiti e delle malerbe, presenta una classe tossicologica più favorevole per l’utilizzatore e il consumatore; in secondo luogo, nell’utilizzo dei presidi sanitari per la difesa e il diserbo deve essere assicurato il rispetto delle raccomandazioni relative agli usi previsti e riportati in etichetta.
Fertilizzazione e irrigazione
In tema di fertilizzazione, il mais è una coltura molto esigente, soprattutto in termini di azoto: bene quindi l’apporto di letame o liquame (30-40 t/ha).
Infine, l’irrigazione, grande spina del fianco dell'annata 2022 per il mais.
Il mais consuma, durante il suo ciclo produttivo, circa 5000-6000 mc/ha di acqua. I momenti più critici riguardano la fioritura e la formazione/ingrossamento delle cariossidi: eventuali carenze idriche in tali fasi fenologiche possono provocare gravi ripercussioni sulle produzioni.
Nelle zone con terreni franchi o franco-argillosi, sono sufficienti due interventi irrigui con 200-300 mc/ha di acqua, se distribuita per aspersione.