Nella coltivazione del mais i trattamenti post emergenza fanno la vera differenza e salvano il raccolto.

Il 98 per cento della superficie maidicola viene diserbata: circa il 90 per cento in pre-emergenza. Il restante solo in post-emergenza con un solo intervento o con due applicazioni frazionate.

Ma su circa il 30 per cento della superficie trattata in pre-emergenza vengono successivamente effettuati interventi integrativi di post-emergenza. Altrimenti, addio raccolto.

Mais: i trattamenti post emergenza salvano il raccolto

La pre-emergenza è la fase nevralgica

Che la buona riuscita del raccolto si giochi soprattutto nella fase di pre-emergenza – è in questo periodo, infatti, che il controllo delle infestanti del mais ha le maggiori chance di successo – è quindi cosa assodata.

Va però detto che in assenza di precedenti interventi o in presenza di esiti parziali del diserbo preventivo, non tutto è perduto e si possono ancora utilizzare le molteplici soluzioni erbicide di post emergenza. Conviene però non perdere tempo: le maggiori perdite produttive del mais sono da imputarsi all’incontrollata presenza delle infestanti durante tutto il periodo di coltivazione.

Mais: i trattamenti post emergenza salvano il raccolto

Ad affliggere i maidicoltori sono alcune specie annuali - Sicyos, Xanthium, tanto per citare le più temibili - e alcune specie perenni – tra cui ci sono Convolvulacee e Sorghum halepense da rizoma -. Gli esperti sono concordi nell’affermare che la competizione inizia a essere elevata quando il ritmo di crescita delle malerbe supera quello del mais, e le perdite produttive sono comprese tra il 30 e il 70 per cento del potenziale raccolto.

Perdite che variano in funzione della densità e della natura delle infestazioni, nonché della tecnica colturale adottata e delle condizioni pedoclimatiche, ma che sono sempre e comunque una maledizione per il coltivatore; in più, come se non bastasse, va detto che oltre ai danni da competizione, alcune infestanti come Sicyos angulatus possono ostacolare le operazioni di raccolta, oppure inquinare gli insilati. L’unica cosa che occorre fare, quindi, è combattere.

Sicurezza in primo piano

Prima di entrare nel vivo del diserbo post emergenza, è bene ribadire che anche per questi trattamenti valgono le stesse regole di sicurezza di sempre: occorre attenersi scrupolosamente alle indicazioni e alle avvertenze riportate in etichetta, in particolare in riferimento al rispetto dei dosaggi, delle modalità operative e dei tempi di carenza.

Si ricorda che i dosaggi sono sempre indicativi e pertanto vanno modulati in considerazione dello stadio e delle condizioni della coltura.

Va anche ricordato che l’associazione di più formulati - che ovviamente devono essere tra loro complementari e compatibili - può contribuire ad ampliare lo spettro d’azione del trattamento, ma la miscela può anche ridurre la selettività.

Il post emergenza

Tornando al diserbo post emergenza, come si diceva non è un trattamento che si compie di rado: è un’applicazione che risulta spesso necessaria in presenza di infestanti perennanti - sorghetta, convolvulo, calystegia, stoppione, equiseto - o quando la stagione non sia stata favorevole all'attivazione dei prodotti residuali.

Nei terreni ricchi di sostanza organica, poi, i diserbi dopo l'emergenza della coltura sono sempre necessari, perché in questi terreni si rileva la rapida disattivazione dei principi attivi ad azione residuale.

Mais: i trattamenti post emergenza salvano il raccolto

Per capire come, quando e perché procedere con il diserbo post emergenza, occorre tenere in debita considerazione alcuni fattori: il tipo di malerbe, il grado di infestazione e le dinamiche di emergenza, e la natura del terreno.

Il trattamento di post-emergenza risulta infatti efficace quando, oltre alla scelta del principio attivo, viene individuata la giusta dose d’applicazione, che deve necessariamente tenere conto dello stadio di sviluppo delle infestanti da eliminare.

Inoltre, anche le condizioni climatiche al momento dell’esecuzione e nelle ore immediatamente successive giocano un ruolo determinante e quindi il monitoraggio di questi parametri deve essere continuo e costante.

A tal proposito, si consideri che temperatura e luminosità elevate e bassa umidità relativa dell’aria determinano la formazione di una cuticola spessa e poco permeabile, favoriscono il disseccamento del deposito erbicida sulle foglie e quindi riducono il tempo utile per la penetrazione e di conseguenza l’efficacia del trattamento.

Al contrario, temperature miti e un’elevata umidità relativa mantengono la cuticola meno spessa, prolungano il tempo di disseccamento del deposito erbicida sulla superficie fogliare, favorendo cosi la traslocazione.

Mais: i trattamenti post emergenza salvano il raccolto

Nel caso di erbicidi ad applicazione fogliare, bisogna fare i conti con pioggia e vento, che sono sempre elementi negativi. In caso di mal tempo, quindi, vale una sola regola: non diserbare.

Come, quando e quanto trattare?

Partiamo da quella che ormai è una certezza: soprattutto in Pianura Padana e comunque in presenza di mais irriguo, oggi le semine sono più precoci rispetto al passato.

Cominciano i primi di marzo, in alcuni casi anche a fine febbraio, perché anticipando crescono le rese, la pianta è sottoposta a un minore stress idrico per nel periodo critico della fioritura e si può tentare di ridurre l’incidenza di attacchi di piralide.

Mais: i trattamenti post emergenza salvano il raccolto

Per contro, però, occorre fare i conti con le infestanti presenti in altre colture (grano, bietola), per esempio Polygonum aviculare, Fallopia convolvulus, Veronica spp., Matricaria chamomilla, Stellaria media, Papaver rhoeas e Alopecurus myosuroides. Occorre poi fare i conti con un’altra questione: la coltura impiega un periodo più lungo per raggiungere lo stadio nel quale si possa applicare il diserbo di postemergenza, lasciando quindi spazio alla competizione delle infestanti.

Detto questo, sono tre le principali casistiche cui corrispondono tre rispettive e condivise proposte di intervento.

Nel primo caso si rileva la necessità di completare l'esito parziale dell'intervento di pre emergenza, e/o in presenza di malerbe perenni o di sostituzione:. In tal caso si procede con un unico intervento. Il momento è quello della 5a-6a foglia.

Nel secondo caso si è in presenza di un'infestazione precoce di malerbe graminacee e dicotiledoni annuali. Anche in questo caso si tratta di un unico intervento, che va però anticipato rispetto al caso precedente: 3a-4a foglia.

Mais: i trattamenti post emergenza salvano il raccolto

Infine, nel terzo caso, si è in presenza di terreni organici o comunque si è in presenza di una elevato numero di infestanti a nascita scalare. In questo caso si procede con un doppio intervento: il primo tra la seconda e la quarta foglia, e sarà efficace contro le dicotiledoni annuali. Il secondo intervento avverrà dopo 10-12 giorni, e sarà efficace contro graminacee e dicotiledoni perenni.

Ogni terreno, il suo diserbo

Su terreni preparati anticipatamente per la semina o destinati alla semina su sodo, è bene eseguire un trattamento preliminare con devitalizzanti, con il vantaggio di eliminare le graminacee invernali (Fallopia, Polygonum aviculare, Veronica) che risultano più difficili da combattere se si agisce solo in post-emergenza.

In funzione del grado d’infestazione, possono essere eseguite una o due applicazioni con miscele di prodotti dicotiledonicidi e graminicidi, con un primo intervento alle 2-3 foglie e un secondo alle 6-7 foglie. Se si opta per una sola applicazione, allora si interviene alla 3a-6a foglia del mais.

Mais: i trattamenti post emergenza salvano il raccolto

Se il terreno ha un elevato tenore di sostanza organica, il diserbo si basa sull’esecuzione di soli trattamenti di post-emergenza, che nei terreni più infestati da specie annuali e perenni deve contemplare un paio di applicazioni: la prima alle 3-4 foglie del mais e la seconda alle 6-7 foglie.

In generale, se si opta per un trattamento in post-emergenza precoce, è bene scegliere i graminicidi residuali meno dipendenti dall’umidità del terreno per la loro attivazione, e miscelarli con dosi ridotte di isossaflutolo o del più selettivo mesotrione che per la sua attività su Digitaria e Echinochloa e per la sua persistenza d’azione è indicato a completare lo spettro d’azione del graminicida residuale, salvaguardando maggiormente la selettività sulla coltura; in alternativa si applica la miscela preformulata di pendimetalin e dicamba.

Il secondo intervento verrà eseguito in funzione del grado di infestazione, scegliendo i principi attivi più adatti a eliminare le infestanti presenti.

Mais: i trattamenti post emergenza salvano il raccolto

Infine, se ci si dovesse trovare in condizioni di infestazioni difficili e diffuse, si consideri che l’associazione di una solfonilurea graminicida con un trichetone, completata da un principio attivo ormonosimile a scelta tra dicamba o fluroxipir, o in alternativa ai due da bromoxinil, costituisce una miscela che, applicata in condizioni climatiche favorevoli e con piante in uno stato di turgore vegetativo ottimale, è in grado di risolvere in un unico intervento di post-emergenza alle 4-6 foglie del mais i più complessi problemi d’inerbimento della coltura.

In alternativa al diserbo

Diserbo chimico, lotta integrata e lotta biologica non sono le uniche pratiche per dare del filo da torcere alle malerbe su mais. In questi ultimi anni è stata portata avanti la sperimentazione di altre pratiche, quali il diserbo localizzato, il pirodiserbo e le sarchiature meccaniche. I risultati? Scarsi.

Mais: i trattamenti post emergenza salvano il raccolto

A meno che non siano state effettuate a integrazione degli interventi chimici. Va però precisato che un’appropriata tecnica di gestione agronomica della coltura permette di migliorare le condizioni di crescita del mais a discapito dello sviluppo delle malerbe. Fondamentale è la rotazione colturale, che porta ad avere una flora infestante maggiormente diversificata e meno competitiva, oltre alla riduzione della presenza di semi nel terreno e a una migliore gestione del contenimento delle malerbe di più difficile eliminazione, in particolare quelle a ciclo perenne.

Mais: i trattamenti post emergenza salvano il raccolto

Un altro evergreen è la “falsa semina”, ossia la tecnica che consiste nell’affinare e preparare anticipatamente il terreno come se si dovesse effettuare la semina, allo scopo di favorire l’emergenza delle malerbe dai primi strati del suolo.

In seguito, una volta che le malerbe sono nate, si procede alla loro eliminazione tramite una lavorazione superficiale, o con l’applicazione di un disseccante fogliare. Dopo di che si può passare alla semina vera e propria.