La soia potrebbe risultare ancora la coltura vincente per il 2023. 

Alla base delle razioni alimentari bovine, la soia, dopo un ottimo 2022, potrebbe vivere una seconda primavera. Che sia la coltura principale o un’intercalare, per coltivarla al meglio, come al solito, sono indispensabili le buone pratiche agricole. La lotta alle malerbe è una condizione necessaria per un buon raccolto.

Soia: perchè è ancora la coltura vincente per il 2023

Dalla PAC e oltre

Dopi che da anni la PAC ha intrapreso una guerra alla monocoltura, la soia non smette di essere una coltura interessante e per più di un motivo.

Per prima cosa le va riconosciuto il suo ruolo di coltura miglioratrice: fissa l’azoto come in poche altre colture sanno fare e dai suoi residui colturali deriva una buona quantità di sostanza organica.

In altre parole, post raccolta, il terreno non ne esce provato, ma semmai in uno stato fisico invidiabile. E poi è un’ottima alternativa ai cereali estivi: come coltura principale la soia prende normalmente il posto del mais e dunque ha il tipico ciclo primaverile-estivo. Non solo. La soia è anche un’ottima coltura intercalare e si inserisce molto bene in parecchie rotazioni: segue senza particolari problemi il mais, il frumento, la barbabietola da zucchero, il pomodoro, la patata.

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Quanto è intercalare – va detto – dà il meglio in semina precoce, cioè in successione a colture che liberano il terreno presto e comunque non oltre il 15 di giugno. Ma può essere seminata anche più avanti, anche perché il miglioramento genetico ha fatto tantissimo e dunque esistono sul mercato le più svariate cultivar.

Le esigenze colturali

Il terreno per la semina della soia si prepara esattamente come quello del mais: inutile dire che in campo non devono esserci malerbe e che anche le zolle non sono gradite.

Al di là delle pratiche più classiche di cui si parlerà tra poco, va detto che ci sono nuove tendenze in tema di soia: la gestione del terreno a strip till (lavorazione a strisce), la semina su sodo. Molta attenzione è posta anche all’irrigazione, tanto che in via sperimentale c’è chi propone l’installazione di centraline automatiche di monitoraggio del livello di umidità del suolo, in modo da determinare il momento ideale per irrigare.

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Restando in tema di acqua, si ricorda che in caso di scarsità, è bene eseguire la preparazione del terreno in profondità; se invece la coltura sarà irrigata, si può stare a una profondità media di 25-30 centimetri.

Inoltre, stando particolarmente attenti ai possibili attacchi di malerbe, se la coltura è intercalare, si può procedere con la minima lavorazione o addirittura la zero tillage (lavorazione nulla).

L’acqua non deve mancare

Come si diceva pocanzi, la disponibilità di acqua è una nota dolente per la coltura della soia.

Si sta infatti parlando di una coltura i cui semi necessitano di parecchia acqua per germinare, quindi occorre porre molta attenzione alla possibile formazione della crosta del terreno. In parole semplici: il terreno deve restare umido, non si transige. Via libera quindi a erpicature presemina in inverno.

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Le lavorazioni secondarie vengono eseguite normalmente in primavera in uno o due passaggi con erpice rotante. Particolare attenzione va posta nel pareggiamento della superficie di semina al fine di evitare perdite in fase di raccolta.

Tornando all’irrigazione, il sistema più razionale è quello a pioggia, anche per via della ridotta altezza delle piante. A differenza del mais, la soia non ha momenti critici così ben definiti e risponde meglio a un limitato ma costante sussidio irriguo. La profondità massima da bagnare si aggira sui 60 centimetri.

Seminare bene, per raccogliere

Poche ma precise le indicazioni per la semina, che normalmente avviene nella stessa epoca del mais, all’incirca a metà aprile.

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Per quanto si diceva in merito alle esigenze idriche di germinazione, se il terreno è particolarmente asciutto è bene che la profondità di semina stia intorno ai 5-6 centimetri, se invece il terreno è umido e ben drenato, si può stare più in superficie, intorno ai 3-4 centimetri.

Nulla osta all’utilizzo di seminatrici di precisione in file distanti 40- 50 centimetri.

La simbiosi con Rizobium

Per crescere sana, forte e non clorotica, la soia dovrebbe entrare in simbiosi con il batterio Bradirizobium japonicum. Il problema, però, è che questo batterio è praticamente assente nei terreni di tutta Europa.

Via libera, quindi, a concimazioni azotate, al pari di quanto si fa con le non-leguminose. Solo nei terreni che non hanno mai ospitato la soia, è bene procedere con l’inoculo artificiale dei rizobi.

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In questi casi, si procede così: qualche ora prima della semina, si inumidiscono i semi con una sospensione di rizobi in acqua e poi si posizionano ad asciugare in un ambiente arieggiato. Se l’inoculo non sortisce effetti, si procede concimando: 100-150 unità di N ogni ettaro.

Sempre in tema di semina, sono in molti gli esperti che indicano come buona pratica quella della concia del seme: in questo modo si proteggono le plantule nei primi stadi di sviluppo.

La lotta

Contro le malerbe occorre procedere senza pietà: sarchiature (anche meccaniche!), eventuali rotture della crosta, e quant’altro possa tenere lontana la flora infestante, che poi è la stessa che affligge il mais. Particolare attenzione va fatta nelle prime fasi colturali, perché la soia è sensibile alla competizione con altre specie soprattutto nelle prime fasi del ciclo.

Soia: perchè è ancora la coltura vincente per il 2023

Quanto al diserbo chimico, l’ENEA consiglia di effettuarlo prevalentemente in pre-semina con Trifluralin (Treflan) o in pre-emergenza con Alaclor (Lasso) da solo o in miscela con Linuron che completa l’azione nei confronti verso le crucifere, oppure con Pendimetalin, che risulta attivo sia verso le mono, sia verso la maggior parte delle dicotiledoni. Solo nel caso in cui il primo trattamento non sia stato completamente efficace, si può intervenire in post-emergenza.

Va però detto che alcuni prodotti (Trifluralin, Linuron e Bentazon) possono manifestare temporanei effetti fitotossici e una riduzione della nodulazione, ossia della simbiosi.

Tutti i diserbanti sopra citati non risolvono però il problema di infestazioni da Echinochloa, Digitaria, Panicum e Sorghum halepense, infestanti tipiche anche del riso. Per queste specie si può intervenire con graminicidi molto selettivi, quali il Fluazifop-butil-nonilfenolo (Fusilade) in post-emergenza e il Setossidium.

La soia in sintesi

Clima

Da tropicale a climi temperati e freddi, dipende dalla varietà

Semina coltura principale

15 aprile-15 maggio
Primi di giugno-primi di luglio

Terreno

Tessitura media o argilloso, con pH 6-6,5. Si adatta anche a pH 5,5-7,5. No ai terreni eccessivamente sciolti

Semina coltura intercalare Metà settembre
Rotazioni

Soia – Mais – Mais; Bietola – Soia – Frumento

Maturazione fisiologica I periodi critici sono il periodo di germinazione e le fasi di formazione e ingrossamento del seme 
Lavorazioni principali

Aratura e estirpatura

Irrigazione

Azienda poco meccanizzata 30-50 giornate di 10 ore /ettaro -

azienda meccanizzata di medio livello 20-40 giornate/ettaro - con alto livello 10-18 giornate di

Lavorazioni secondarie

Rullatura letto di semina, sarchiatura, rottura della crosta

Mano d’opera

10

ore /ettaro

Malerbe a parte, la soia subisce attacchi anche da parte di batteri, funghi, virus. In ogni caso, come sempre, le buone pratiche agricole applicate sin dalla preparazione del letto di semina, contribuiscono in maniera decisiva al contenimento dei danni.

Via libera quindi ad ampi avvicendamenti colturali, ridotta densità colturale, interramento dei residui colturali infetti, contenimento degli squilibri idrici, cultivar resistenti o poco ricettive, raccolta tempestiva delle piante giunte a maturazione.

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No ai ristagni idrici. Se tutti questi accorgimenti non dovessero bastare, allora occorrerà ricorrere a un buon principio attivo. Caso per caso, a seconda della patologia, dell’area geografica e della stagione, in commercio si potrà trovare il prodotto specifico più interessante.