Sughero: esperti di decortica cercasi.
Quella del sughero è una filiera che non conosce crisi. Ma la corteccia delle querce, ossia la materia prima, deve essere tutelata, difesa e ben trattata.
La decortica, ossia la pratica che permette l’estrazione del sughero, è la chiave del successo. Ed è anche il lavoro agricolo meglio retribuito.

Il legame con la produzione vitivinicola
Finché la tendenza sarà quella di voler stappare bottiglie di vino con tappi in sughero - le statistiche dicono che sono ancora in pochi in wine lover che preferiscono i tappi alternativi - la coltivazione di sughero non conoscerà crisi.
E l’agricoltura italiana può giovare di questa moda: dai circa 20mila chilometri quadrati di sughereti mediterranei, ogni anno vengono estratte circa 300mila tonnellate di sughero.
Di queste, circa 15mila sono di origine italiana: 12.000 provengono dalla sola in Sardegna, il restante è concentrato tra Sicilia e Maremma grossetana.
Sebbene dunque si tratti di una coltivazione di nicchia, vale la pena entrare nel vivo della faccenda: si tratta infatti di un’attività che può dare grossissime soddisfazioni in termini economici.
Nonostante infatti le querce siano una specie che non necessita di particolare attenzione, per poter produrre sughero destinato ai produttori di tappi, non si può prescindere dalla decortica, ossia la pratica che permette di staccare la corteccia dalla pianta e di ottenere le cosiddette plance, e cioè la base da lavorare per ottenere, appunto, i tappi in sughero.

Tecnica e tradizione
Si tratta di un vero e proprio rito lasciato nelle mani - esperte - di pochi: gli addetti ai lavori in grado di decorticare correttamente, sono sempre meno.
Per tale motivo, ça va sans dire, valgono oro. L’attività della decortica, che peraltro si svolge in un periodo limitato dell’anno, e precisamente da maggio ad agosto, è infatti il lavoro agricolo meglio pagato al mondo: sono solo in pochi a possedere la manualità e le competenze necessarie, spesso tramandate di padre in figlio, tanto che a svolgere questa attività, oggi, se si conta tutta l’area del Mediterraneo in cui viene prodotto il sughero - Portogallo, Spagna, Nord Africa, Italia - sono solo 3000 artigiani specializzati.
I requisiti per diventare decorticatori
Il primo requisito per far parte di questa filiera, è la pazienza: il processo che porta alla realizzazione di un tappo di sughero dura circa 40 anni.

Dalla semina alla prima decortica (la cosiddetta demaschiatura) trascorrono 25 anni (la pianta deve avere un diametro maggiore di 60 centimetri) ma il primo sughero è adatto solo per la realizzazione di articoli decorativi e prodotti granulati.
Per realizzare tappi, devono trascorrere (minimo) 43 anni. Non solo: la stessa pianta può essere decorticata ogni dieci anni - ma anche 12-13 se il sughero non ha raggiunto un calibro accettabile - per oltre 200 anni.
Seguono la forza - occorre infatti incidere la corteccia con convinzione - e la sensibilità: per essere dei bravi decorticatori, bisogna saper cogliere il momento giusto. Occorre infatti agire quando la linfa si posiziona tra il fusto della pianta e la corteccia: solo in questo momento dell’anno, infatti, il distacco del sughero non danneggia il fellogeno. Se si sbaglia, significa danneggiare le piante e pertanto compromettere la produzione futura.
La tecnica di decortica
Ma come si decortica, in pratica? I decorticatori incidono la corteccia con l’accetta effettuando alcuni tagli: uno orizzontale attorno alla pianta - in questo caso il taglio è chiamato corona o collana - a un'altezza da terra di circa 2-3 volte la circonferenza della quercia, e altri due o tre (ma anche di più se l'albero è particolarmente grosso) verticali.

Tali tagli sono detti righelli o aperture. A questo punto, si infila il manico dell'accetta, che ha l'estremità sagomata a cuneo, tra il sughero e la pianta a partire dai righelli: in questo modo alcune porzioni di sughero si staccano facilmente.
L’ambiente ringrazia
Oltre a essere una buona fonte di reddito, le foreste da sughero del Mediterraneo, sviluppate in un’area di 2,2 milioni di ettari, sono un sistema ecologico unico al mondo, in grado di assorbire più di 14 milioni di tonnellate di CO2 ogni anno.
Da esse dipende la sopravvivenza di numerose specie di fauna autoctona e la lotta alla desertificazione, anche sociale: da un lato si contribuisce al mantenimento del suolo, aumentando la capacità idrica e agendo come efficace barriera contro l’avanzamento della siccità, dall’altro lato, c’è l’indotto economico: si stima che siano più di centomila le persone che, nell’area mediterranea, dipendano direttamente o indirettamente dall’industria del sughero.