La buona redditività agricola passa anche da una gestione serena nella restituzione delle rate dei finanziamenti.

La scelta di un mix di attività aziendali con elevata redditività è quindi una condizione necessaria ma non sufficiente a garantire l’equilibrio finanziario all’impresa a cui s aggiunge anche un’attenta gestione di incassi e pagamenti.

La cura del capitale investito 

Le attività agricole in cui vengono investite le risorse finanziare, sia proprie (capitale apportato dall’imprenditore o dai soci) che di terzi (finanziamenti) dell’impresa devono avere un rendimento sufficiente a garantire sia la remunerazione del capitale proprio che la solvibilità dell’impresa.

Buona redditività agricola per le rate dei finanziamenti

In altre parole devono rendere l’impresa in grado di far fronte alle rate dei prestiti ricevuti e garantire un reddito all’imprenditore.

Cercheremo di trattare la delicata materia dell’equilibrio finanziario in maniera semplice e senza ricorrere a calcoli troppo tecnici (come quelli relativi agli indici di bilancio utilizzati dalle banche o dalle società finanziarie per decidere la concessione di finanziamenti).

La struttura finanziaria dell’impresa agricola

Dal punto di vista tecnico la struttura patrimoniale di un’azienda si divide, in prima battuta, in “Impieghi” e “Fonti di finanziamento”.

I primi, che indicano (come suggerisce il nome) in quali attività vengono investite le risorse finanziarie a disposizione, si suddividono, a loro volta,  in attività immobilizzate (ovvero che hanno un utilizzo pluriennale, come i beni strumentali o le immobilizzazioni di tipo finanziario) e attivo circolante (elementi che esauriscono la loro utilità nell’anno).

Le fonti di finanziamento, invece, si distinguono in finanziamenti di terzi, a loro volta ripartiti in debiti a lungo termine (con scadenza oltre l’anno successivo) e debiti a breve termine (con scadenza entro l’anno successivo), e capitale proprio (sia sotto forma di conferimenti che di riserve costituite da utili non distribuiti).

La tabella sottostante chiarisce le distinzioni descritte.
 

Impieghi

Fonti di finanziamento

Impieghi immobilizzati:

·      Beni strumentali (fabbricati, impianti, macchinari, automezzi etc.)

·      Immobilizzazioni finanziarie (partecipazioni, depositi cauzionali, crediti con scadenza oltre l’anno successivo

Finanziamenti da parte d terzi

·      Debiti a lungo termine (scadenza oltre l’anno successivo)

·      Debiti a breve termine (scadenza entro l’anno successivo)

Attivo circolante

·      Crediti a breve termine (scadenza entro l’anno successivo)

·      Diponibilità liquide (conti correnti bancari o postali, denaro in cassa, assegni)

 

Capitale proprio

·      Capitale sociale o conferito

·      Fondi di riserva

·      Risultato dell’esercizio in corso


 
 

Non sempre quello che appare a lungo termine lo è davvero

La composizione degli impieghi indica come l’impresa stia utilizzando le risorse finanziare a disposizione.

Cosa si intende con impieghi “immobilizzati”?

L’acquisto di un trattore, di un macchinario agricolo o di un capannone mette a disposizione dell’azienda un bene che ha una durata di più anni, assorbendo, allo stesso tempo, risorse non facilmente smobilizzabili: in caso di necessità occorrerà mettere in vendita il bene, con conseguenti difficoltà in termini di tempo, valore di realizzo e ripercussioni sull’attività aziendale.

Buona redditività agricola per le rate dei finanziamenti

Un discorso simile vale anche per i depositi cauzionali versati, ad esempio, per iscriversi ad associazioni o consorzi, e per i crediti a lungo termine (si pensi, ad esempio, ad un investimento in depositi vincolati o in una polizza assicurativa con piano d’investimento).

Sembrerebbe ovvio che gli impieghi immobilizzati debbano essere finanziati da fonti a lungo termine e che non ci sia nulla di più “a lungo termine” del capitale proprio.

In realtà le cose non sono esattamente così. Infatti i beni strumentali vengono, di solito, acquistati ricorrendo a finanziamenti o mutui, che, pur avendo durate pluriennali, impongono il pagamento di rate costanti mensili.

In altre parole, sebbene sia per definizione a lungo termine (può durare anche 30 anni), un mutuo, in realtà, introduce anche componenti debitori a breve termine: la somma delle rate da pagare nell’anno in corso ed in quello successivo.

Allo stesso modo il capitale proprio (composto come nella tabella) è influenzato dal risultato sia dell’esercizio in corso che di quelli precedenti. Un utile (anche parzialmente) non distribuito, incrementa il capitale proprio; una perdita lo riduce (imponendo, quando supera una certa soglia, addirittura il reintegro).

Un risultato economico positivo, poi, influenza positivamente anche l’attivo circolante, incrementando i crediti verso i clienti derivanti dalle vendite non ancora riscosse ed il denaro sui conti correnti bancari e postali per i corrispettivi già incassati.
 

Non solo finanziamenti

Non ci sono solo i prestiti, un’impresa operativa deve far fronte anche ad altri pagamenti, generalmente a breve termine: fornitori, fisco e, nel caso di presenza di lavoratori dipendenti o assimilati, stipendi e oneri sociali.

E se la scadenze dei debiti verso i fornitori sono oggetto di trattative commerciali (e quindi, in qualche mondo, influenzabili), quelli verso il fisco o gli enti previdenziali hanno termini perentori e prestabiliti, il cui mancato rispetto implica l’applicazione di sanzioni ed interessi moratori.

Anche gli stipendi ed i compensi per l’eventuale personale, pur non avendo effetti sanzionatori immediati, non consentono grande elasticità nei pagamenti.

La presenza di lavoratori dipendenti, inoltre, introduce un altro debito, generalmente a lungo termine ma, sostanzialmente, imprevedibile nella sua concreta manifestazione: il trattamento di fine rapporto, ossia la cosiddetta “liquidazione”.
 

Attività redditizia e gestione oculata dei crediti

Per garantire l’equilibrio finanziario all’azienda è necessario che l’imprenditore scelga un’attività redditizia, in grado di garantire un utile d’esercizio adeguato a sostenere gli impieghi.

Meglio ancora sarebbe un mix di attività che metta al riparo da possibili eventi negativi (climatici, di mercato etc.) in grado di influenzare negativamente un singolo settore.
Un elevato volume di vendite da solo non è sufficiente a garantire la solvibilità aziendale, sia in riferimento alle rate dei finanziamenti che ai debiti verso i fornitori: occorre un’oculata politica d’incasso, per disporre delle risorse finanziarie necessarie e far fronte agli impegni assunti.

Buona redditività agricola per le rate dei finanziamenti

L’equilibrio è però delicato: la concessione di dilazioni di pagamento ai clienti può essere uno strumento per influenzare le vendite ed è, pertanto, necessario modularlo in maniera oculata per tutelare la redditività e  garantirsi, al contempo, le risorse necessarie e a far fronte alle scadenze.

In conclusione, per mantenere l’azienda in equilibrio finanziario, occorre intraprendere attività redditizie, ben combinate fra loro, e mettere in atto un’adeguata politica di gestione degli incassi. Solo così l’imprenditore avrà a disposizione risorse sufficienti sia per far fronte ai pagamenti con  scadenze fisse che a quelli con termini contrattabili.