Un trattore cingolato Challenger MT775E nella terra del pomodoro come protagonista della nostra rubrica "Primo Utilizzo - classic", al lavoro nella stessa azienda dal 2015.

Ci troviamo a San Giuliano, frazione di Castelvetro Piacentino (PC). Nelle terre ostiche di quel comprensorio, presso l’azienda agricola Tassini s.n.c. dei fratelli Silva di Cadeo, lavora da quasi sette anni un Challenger l’MT775E, la macchina su due cingoli che da qualche anno viene commercializzata a solo marchio Fendt e modello 900 Vario MT.

Challenger MT775E nella terra del pomodoro

La prima impressione che, da sempre, si ricava a occhio nudo è che la macchina, in confronto ai modelli precedenti, presenta dimensioni più grandi e anche una massa a vuoto superiore.

Un peso maggiore quindi, che viene trasferito a terra incrementando la trazione, una nota positiva che abbiamo notato appena giunti in campo durante i lavori con un quadrivomere portato Pietro Moro e un coltivatore combinato Dante.

Non solo, con il passaggio a cui si assistette dal motore Caterpillar C9 6 cilindri al 6 (con i 700D) e successivamente al 7 cilindri AGCO POWER, da 9,8 l in grado di erogare 405 Cv di potenza nominale a 2.100 g/min e 438 in potenza massima a 1.900 g/min, la rumorosità diminuì drasticamente.

La cabina, con una migliore insonorizzazione rispetto alla serie C, aveva aiutato a ridurre ulteriormente i decibel, come già stato fatto per la serie D.

Per chi necessita trazione

Trovare un Challenger usato ora risulta ancora un acquisto giustificabile non solamente a livello di trazione, ma anche di rispetto del suolo; il cingolo permette infatti di distribuire il peso su una superficie di appoggio maggiore, diminuendo il calpestamento.

Quando si sollevano le attrezzature portate per le manovre in capezzagna il peso va a gravare interamente sul trattore, che appesantendosi lascia un segno più marcato, peggiorando la condizione già non ottimale delle testate di fine campo che sono infatti la zona di maggior passaggio.

Challenger MT775E nella terra del pomodoro

In quest’ottica, il Challenger permetterebbe di ridurre significativamente questo frequente problema. Rispetto ai trattori gommati (oppure a quattro cingoli e ibridi) si guadagna molto in termini di manovrabilità: agendo sulla riduzione o il completo bloccaggio di un cingolo il Challenger gira su se stesso, il che è importante soprattutto se si lavora in spazi ristretti dove però è indispensabile utilizzare 300 o più cavalli motore.

Nel piacentino, come in molte altre zone d’Italia, più spesso collinari, vengono impiegati attrezzi che hanno un impatto notevole sul suolo, come dissodatori e aratri per arature a profondità di 40 cm. Il pomodoro è una delle coltivazioni che richiede questo tipo di azione, oltre che un affinamento che consenta un facile attecchimento in fase di trapianto e non opponga resistenza alla crescita delle radici.

Challenger MT775E nella terra del pomodoro

Casella Macchine Agricole sede a Carpaneto Piacentino, un importante concessionario della zona nonché uno fra i più importanti partner del gruppo Agco di tutta Italia, punta molto sulla vendita nella propria zona di macchine cingolate come i nuovi Fendt MT.

Lavorazioni intense e dure

Nella ditta Tassini, il 775E, è stato messo sempre messo a dura prova, soprattutto con il coltivatore Dante da 6 m di larghezza.

Il quadrivomere Pietro Moro, a una profondità di lavoro che sfiorava i 50 cm, è stato trainato ad una velocità degna di nota, nonostante la tenacità del terreno, permettendo così agli utilizzatori di rilevare il margine rispetto ai suoi predecessori.

Challenger MT775E nella terra del pomodoro

È soprattutto il peso ad agire in tal senso, anche se il motore stupisce ancora per la coppia a bassi regimi, il cui  valore infatti, è notevole: 1.921 Nm a 1.500 g/min. Soddisfa anche la portata idraulica dell’impianto Load Sensing, 224 l/min standard che diventano 321 in optional.

Una serie già migliorata

Dalle opinioni degli utilizzatori, in particolare di Danilo e Piero Silva, emerge anche una buona opinione sui consumi: si risparmia con l’utilizzo del catalizzatore selettivo, anche se è necessario inserire l’AdBlue.

Per quel che riguarda la trasmissione, Challenger non si discosta dalla linea da sempre utilizzata sulle macchine a due cingoli: un full-powershift con 16 rapporti in avanti e 4 indietro.

Challenger MT775E nella terra del pomodoro

L’introduzione nella serie E, rispetto ai precedenti powershift, è un sistema che forza automaticamente la messa in folle del cambio quando viene rilevato un sforzo al quale il motore non sarebbe in grado di sopperire e quindi rischierebbe di spegnersi.

Ritorna utile, ad esempio, quando si eseguono ripartenze con attrezzi interrati e quando in seguito a una manovra è selezionata una marcia alta e sarebbe meglio scalare i rapporti.

Challenger MT775E nella terra del pomodoro

Grazie alle 16 marce in avanti e al sistema Mobil-Trac Challenger può arrivare a 40 km/h di velocità nei trasferimenti stradali, con un comfort  ancora altissimo grazie alla sospensione Opti-Ride, che consente, oltre al lavoro come una normale sospensione, un’inclinazione del telaio in avanti o indietro di 8 gradi rispetto al movimento dei cingoli.

Giudizio positivo dopo anni di utilizzo

Nel complesso l’MT775E si è dimostrata sempre una macchina completa e soprattutto in grado di soddisfare le richieste di trazione indispensabili in questi terreni argillosi e compatti.

Challenger MT775E nella terra del pomodoro

Nella zona sono stati venduti numerosi cingolati della Challenger, di cui i clienti sono soddisfatti sia in pianura che in collina

Positivo il verdetto degli utilizzatori:

Il 775E è sempre stato prestante ma anche molto silenzioso. Fattore che, durante le lunghe giornate di lavoro, non è assolutamente da trascurare.

Durante le ripartenze in cui è troppo lo sforzo da superare il motore non viene spento, ma la trasmissione va in folle e il trattore di conseguenza si arresta. È un compromesso migliore per evitare sovraccarichi da spegnimento. 

 

Fotogallery: Challenger MT775E nella terra del pomodoro